La ripartenza. Pranzi e cene, ora si può anche al chiuso

Una boccata d’ossigeno per i locali che non hanno spazi all’aperto. Le regole da seguire

Ristoranti

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Firenze, 2 giugno 2021 -  Pranzi e cene anche al chiuso nei ristoranti e caffè al bancone del bar. E’ questa una delle novità più attese nel calendario delle riaperture varato dal Governo. Con la curva epidemiologica in costante discesa e la campagna vaccinale che va avanti spedita - a oggi oltre 12 milioni gli italiani immunizzati con doppia dose e quasi 35 milioni le dosi somministrate - procede anche il cammino verso un graduale ritorno alla libertà. Quindi si può tornare a pranzare e cenare anche nei ristoranti al chiuso, fermo restando l’obbligo di mantenere il distanziamento, di indossare la mascherina quando ci si alza dal tavolo (l’obbligo invece deve essere rispettato sempre per il personale del locale) e il divieto di assembramenti. Il consumo è consentito per un massimo di 4 persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Limite in vigore sia nelle zone gialle, come Firenze e la Toscana, che in quelle bianche. Nei ristoranti, così come nei bar, vale la regola del buffet: il cibo deve essere servito dal personale e i clienti possono servirsi da soli soltanto se si tratta di porzioni monodose.

Altra piacevole novità è la possibilità di consumare caffè e cornetto al bancone del bar, purché venga rispettato il distanziamento di un metro e per questo si deve consentire l’ingresso a un numero limitato di clienti per volta, in base alle caratteristiche dei singoli locali. E, anche in questo caso, quando non si mangia né si beve bisogna obbligatoriamente indossare la mascherina.  

Torna anche la possibilità di andare torna allo stadio. E’ consentita, infatti, la presenza di pubblico agli eventi di livello agonistico e riconosciuti di preminente interesse nazionale con provvedimento del Coni, riguardanti gli sport individuali e di squadra. I posti a sedere dovranno essere preassegnati e dovrà essere assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro sia per gli spettatori che non siano abitualmente conviventi sia per il personale. La capienza consentita non potrà essere superiore al 25% per cento di quella massima autorizzata e, comunque, il numero massimo di spettatori non potrà essere superiore a 1.000 per impianti all’aperto e a 500 per quelli al chiuso.

Le storie 

Gianmarco e Tommaso Guidi di ‘Neromo’ «Le materie prime rincarate del 20%»

Gianmarco e Tommaso Guidi, titolari del ristorante Neromo di Borgo San Frediano, dopo mesi di chiusura hanno finalmente riaperto. Loro, come circa il 40% dei ristoratori fiorentini, sono sprovvisti di uno spazio esterno. Da settembre la vostra attività è chiusa, oggi (ieri, ndr) finalmente riaprite le vostre porte. «Siamo felicissimi, abbiamo sentito il calore di tante persone, tanti clienti affezionati, persone che non vedevano l’ora che riaprissimo. Per questo ringraziamo anche il sindaco Nardella che ha ascoltato le nostre richieste e si è battuto affinché potessimo lavorare sia a pranzo che a cena».  Ripartire dopo tanti mesi non è semplice, soprattutto per un’attività che ha bisogno di programmazione. Quali sono gli ostacoli principali che avete incontrato?  «Innanzitutto è stato difficile reperire il personale, le persone hanno voglia di lavorare ma il nostro settore non è più appetibile, è considerato da tutti a rischio. Eppoi il costo delle materie prime, alcuni prodotti li abbiamo ritrovati sul mercato con un rincaro anche del 20%». Neromo però da oggi riapre con diverse novità.  «Esatto, abbiamo deciso di lavorare principalmente con il km0 e quindi di dare una mano alle aziende locali e poi abbiamo sostenuto degli investimenti in sicurezza. Il nostro locale è il primo a Firenze che ha installato un sistema di purificazione dell’aria di produzione americana che riproduce all’interno le stesse condizioni che ci sarebbero all’esterno combattendo quindi l’effetto saturazione. Ci teniamo a sottolineare che i nostri locali sono luoghi sicuri».  ross.c.  

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Mattia Bomberini di ‘Maison club’ «Ma è più difficile trovare personale»

«E’ stata dura, ci siamo ritrovati con 350 metri quadrati di locale inutilizzabili. Tanti come me sono sprovvisti di uno spazio esterno e quindi impossibilitati a riprendere la propria attività. Nonostante la disparità non abbiamo avuto nemmeno un aiuto in più». E’ amareggiato Mattia Bomberini, titolare della Maison club di via del Ponte Rosso, che ieri ha finalmente aperto al pubblico.  Un gran giorno che arriva dopo un’attesa infinita.  «Sono stati mesi duri, abbiamo chiesto la possibilità di avere il dehor ma nella nostra zona ci sono troppi vincoli e quindi non siamo riusciti a ottenerlo. In ogni caso, non sono mai rimasto chiuso e ho continuato con l’asporto perché credo nel mio progetto. Noi imprenditori italiani abbiamo in comune la forza di volontà, quella che ci ha spinti ad andare avanti nonostante le tasse e la mancanza di sostegni adeguati». Come giudica le misure di sostegno?  «Lo Stato, la Regione e il Comune non ci hanno minimamente sostenuti perché i soldi arrivati sono stati poco più che briciole. Non si tratta solo di un aspetto economico e quindi della stabilità delle nostre aziende ma soprattutto umano, tanti purtroppo psicologicamente non hanno retto».  Ripartire non è facile.  «Ci stiamo muovendo per cercare in parte nuovo personale che ovviamente, data l’incertezza del momento e del settore, scarseggia. Vorrei fare una riflessione: ci hanno tolto il lavoro, ci hanno tolto la libertà ma non ci toglieranno mai la voglia di fare. Anche se spesso, tanti sono costretti a migrare all’estero vista l’inefficienza della politica che è stata incapace di gestire una situazione così delicata».   

Rossella Conte

 

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Francesco Cirillo di ‘Pizzaman’ «Che emozione rivedere i clienti»

Francesco Cirillo da sei anni gestisce la pizzeria Pizzaman di via Pacinotti, nel Quartiere 2. Ieri, dopo più di sei mesi, ha finalmente riaperto al pubblico. «E’ stata un’emozione allestire la tavola, riaprire le porte al pubblico, rivedere i nostri clienti che prima di tutto sono i nostri amici» racconta.  Dopo mesi ha potuto riprendere la sua attività, come è andato il primo giorno?  «Sono soddisfatto, sono venute a trovarci diverse persone del quartiere, clienti affezionati che non vedevano l’ora di sedersi ai nostri tavoli. C’è tanta voglia di tornare alla normalità».  Lei, come tanti altri suoi colleghi, è sprovvisto di uno spazio esterno quindi nell’ultimo mese non ha potuto lavorare.  «Rispetto ad altri ristoratori abbiamo sofferto maggiormente anche perché i costi fissi continuavano a correre. Oggi possiamo ripartire e siamo felicissimi, ci auguriamo anche che sia la fine delle politiche di chiusura».  In questo periodo Pizzaman di via Pacinotti ha continuato a lavorare con l’asporto: però non è bastato?  «Più che altro lo abbiamo fatto per tenere in vita l’attività e non spegnere del tutto la speranza e soprattutto per continuare a offrire un servizio al nostro quartiere. L’asporto rappresenta a stento il 30% delle nostre entrate».  Come si è organizzato per il gran giorno?  «Innanzitutto ho ripreso con gioia delle persone in servizio e poi ho allestito la sala per garantire la massima sicurezza e il massimo rispetto di tutti i protocolli anti Covid: distanziamento, menu usa e getta, gel sanificanti etc. Mangiare in un ristorante è sicuro».   

ross. c.