Grosseto, 9 dicembre 2013 - Mattinata cruciale a Grosseto al processo contro Francesco Schettino per il naufragio della {{WIKILINK}}Costa Concordia{{/WIKILINK}}, avvenuto il 13 dicembre 2012 davanti all'Isola del Giglio e che costò la vita a 32 persone. In aula la testimonianza del capitano Gregorio De Falco, comandante della capitaneria di Porto di Livorno che in quella drammatica serata intimò a Schettino di tornare a bordo con la famosa telefonata del "Vada a bordo cazzo!".

"Stavo per andare a letto quella sera  quando venni informato dell'incidente", racconta De Falco. "Appena salito nella sala operativa mi sono accorto che la nave era ben più grossa di quanto mi avevano detto in un primo tempo, portava oltre 4mila persone".  De Falco racconta di essere stato informato che in un primo tempo dalla nave arrivavano informazioni rassicuranti, mentre dai carabinieri di Prato (tramite una signora con un parente a bordo) erano giunte notizie sul fatto che la nave fosse al buio, che ai passeggeri era stato fatto indossare il giubbotto di salvataggio e che oggetti erano caduti. "Si trattava di informazioni che non coincidevano". A quel punto, continua De Falco, viene di nuovo contattata la Costa Concordia dove rispondono che, "in effetti c'era un problema".  Alle 22.26 nella comunicazione con la Capitaneria di porto dalla nave chiedono con urgenza un rimorchiatore e si parla di una falla.

In aula sono state fatte ascoltare alcune telefonate precedenti di quella sera e nella prima di queste (22.01) si fa riferimento, da parte della Costa Concordia con la Capitaneria di Civitavecchia a un blackout. Stesso problema (blackout)  denunciato alle 22.07, nella comunicazione con l'Ufficio marittimo di Porto Santo Stefano. Poi alle 22.13 è la Capitaneria di porto di LIvorno a chiamare la Costa Concordia e anche qui dalla nave parlano solo di un black out. La Capitaneria insiste, visto che le informazioni arrivate dai carabinieri parlano di altri problemi più gravi, con tanto di giubbotto salvagente, ma dalla nave dicono ancora: "Abbiamo un blackout, stiamo verificando". 

Alle 22.28 De Falco viene messo al corrente della situazione ma "il soccorso ancora non l'aveva chiesto nessuno dalla nave". De Falco continua: "Allertammo il comando aerea di Sarzana e facemmo uscire tutte le motovedette che avevamo. In zona un pattugliatore della finanza si propose di fornire un aiuto e gli chiediamo di andare a verificare la situazione. Si presentò sottobordo e vide che la nave era inclinata".

Intanto, alle 22.38 è lo stesso De Falco che chiede alla Costa Concordia se non sia il caso di lanciare un allarme: "Ho percepito che hai una falla e hai sbandato, conferma", dice De Falco. A quel punto la Costa Concordia annuncia che sta dando l'allarme. "Li ho chiamati perché non convinceva la situazione di apparente tranquillità che loro volevano dare". Le telefonate, precisa il capitano, "sono partite quasi sempre da noi". 

"La nave ha chiesto un rimorchiatore. Ma i rimorchiatori che sarebbero dovuti arrivare da Civitavecchia li avevamo già allertati ancora prima del segnale di distress (allarme ndr)". Alle 22.48 la capitaneria chiede se la nave stia ancora galleggiando e se non sia il caso di dare l'abbandono-nave. "Ci hanno risposto: stiamo valutando", spiega De Falco. Alle 22.56 la Concordia comunica alla capitaneria l'evacuazione dei passeggeri. "Dalla Concordia per tutta la notte sono arrivate scarse informazioni sullo stato di avanzamento dell'abbandono nave". Alle 23.40 la Capitaneria domanda a che punto sia l'evacuazione: "Era importante sapere quante persone fossero rimaste a bordo per coordinare i soccorsi". Sono le 00.28 quando De Falco viene a sapere che Schettino ha lasciato la nave.

"C'era stato un periodo di silenzio. Per mezz'ora non eravamo riusciti a contattare la Concordia. A mezzanotte e 28 chiamiamo per sapere l'avanzamento dell'evacuazione e vengo a conoscenza del fatto che Schettino non era più a bordo ma sulla scialuppa". 

De Falco parla direttamente con Schettino: "Vede persone in acqua?", chiede il capitano. Schettino tentenna: "Sì, ne ho raccolte con la mia scialuppa". "Quante persone ci sono ancora a bordo?", incalza il capitano. Il comandante: "A bordo ci saranno una decina di persone ma non vedo tutta la nave, datemi 3 minuti". Sarà di nuovo De Falco a chiamare Schettino dopo un bel po'. "Ho chiesto al capitano se non potesse tornare sulla nave. Mi ha risposto che non gli era possibile. Ho chiesto poi di sapere chi degli ufficiali fosse rimasto. Mi ha risposto che avrebbe chiesto alla compagnia". A quel punto è scattato un primo ordine del capitano: "Mandi una persona a bordo a coordinare. Con cento persone a bordo lei abbandona la nave, cazzo". De Falco decide di far calare due aerosoccorritori. 

Alle 1.46 De Falco tenta di far tornare Schettino a bordo: "Ho cercato di fargli cambiare idea - precisa in aula il capitano - spiegandogli che ciò avrebbe migliorato la sua posizione". De Falco ordina di salire sulla biscaggina per tornare sulla nave e capire quante persone ci fossero a bordo. "Comandante lei si è salvato - si sente nella registrazione della telefonata - ma io le faccio passare l'anima dei guai, vada a bordo cazzo". Un comando, come si evince dalla registrazione della telefonata, più volte ripetuto. "E' stata l'ultima volta che ho sentito Schettino: chiedergli ancora di risalire sarebbe stato inutile: non ha ascoltato i miei ordini". Alle 4.40 terminano le operazioni di soccorso. 

 

Il processo era cominciato con la testimonianza dell'ammiraglio Ilarione Dell'Anna, che all'epoca era a capo della Direzione marittima di Livorno. In aula assiste al processo l'imputato Francesco Schettino.

Dell'Anna ha ricordato che quella notte del 13 gennaio 2012 i primi ad avvertire la Direzione marittima furono i carabinieri di Prato, a loro avvolta avvertiti da una persona che aveva parenti a bordo.

Intanto, il pool di avvocati di "Giustizia per la Concordia" ha annunciato stamani prima dell'udienza del processo un appello a tutti i passeggeri superstiti della nave Costa Concordia affinché siano presenti all'udienza del 13 gennaio 2014, secondo anniversario del disastro, per mettere in atto un 'sit in' dentro l'aula del Teatro Moderno di Grosseto. Sempre per il 13 gennaio 2014 sono stati previsti, secondo le intenzioni dei promotori, anche cinque minuti di silenzio in aula ''per chiedere rispetto e giustizia''.

Sempre annunciando l'iniziativa del prossimo 13 gennaio, il pool Giustizia per la Concordia ha rinnovato le sue critiche alla compagnia Costa Crociere i cui ''vertici dovrebbero tenere conto delle loro responsabilita''' e ha chiesto che i loro assistiti siano ''risarciti decorosamente''. ''Se dovessimo limitare il processo alla ricerca della responsabilità di Francesco Schettino _scrivono gli avvocati di parte civile in un volantino distribuito prima dell'udienza_ avremmo già potuto chiudere il processo qui. Se invece vogliamo ricercare la verità allora si deve permettere alle parti civili di andare oltre la cronologica rappresentazione dei tragici eventi'' del 13 gennaio 2012.

COSTA CONCORDIA, IN AULA A GROSSETO: LE TESTIMONIANZE

SCHETTINO: "ECCO IL PERCHE' DEL RITARDO NEL PRENDERE DECISIONI"