Firenze, 10 maggio 2014 - La banalità del male ha le sembianze di un apparentemente pacifico idraulico di mezza età. Adesso disoccupato, che vive con la moglie vicino ai genitori in una strada di un quartiere residenziale. La banalità del male è in Riccardo Viti, 55 anni, reo confesso dell'omicidio di una prostituta rumena, la 26enne Andreea Cristina Zamfir. Legata dall'uomo, poi seviziata in maniera orribile. Lei, che mandava alla figlia piccola in Romania qualche spicciolo ogni mese, è morta per un'emorragia interna. E' morta sotto il cavalcavia dell'autostrada, in campagna, tra Firenze e Scandicci. 

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Lui, il fisico appesantito, è stato catturato dopo oltre novanta ore serrate di indagini di polizia e carabinieri. Il lavoro di squadra ha dato i suoi frutti. Quello che è stato definito il maniaco delle prostitute non solo avrebbe ucciso la povera ragazza, ma anche seviziato orribilmente almeno altre quattro donne di strada, forse dieci in tutto secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. 

L'ARRESTO, ALL'ALBA A CASA - Il giorno in cui la povera Andreea Cristina ha avuto giustizia è in un caldo venerdì di inizio maggio. Quando la polizia bussa alla porta di Riccardo Viti, in via Locchi a Careggi. Lui vive in una casa accanto ai genitori, comunicante. La moglie, straniera, in questo periodo non c'è. La polizia bussa, si fa aprire e inizia la perquisizione. Scatta subito il fermo per l'uomo. Nel trambusto, la madre chiede a Viti: "Ma sei te il mostro di cui tutti parlano?". "Sì, sono io mamma", sembra rispondere lui. E' una prima ammissione di colpa che gli investigatori registrano. Poi via, alle luci dell'alba, verso la questura.

IN GARAGE I BASTONI USATI PER TORTURARE - Sarebbero stati usati per torturare Cristina e le altre vittime i bastoni di legno trovati in un garage del Viti, garage ora posto sotto sequestro. Il modo in cui venivano seviziate le prostitute era sempre lo stesso: immobilizzate con il nastro adesivo a una trave, poi torturate con bastoni metallici o di legno. 

L'INTERROGATORIO: "QUANDO ESCO SONO PERICOLOSO" - Sette ore di interrogatorio per Viti. Che viene messo di fronte alle sue responsabilità. E confessa di aver ucciso la donna, o meglio di essere andato oltre ai giochi che lui voleva fare. Ammette tutto. "Quando esco sono pericoloso": in questa frase detta durante l'interrogatorio c'è il riassunto di tutto. "Mia moglie va a letto presto, io in casa non voglio starci. Vado con le prostitute da sempre", dice Viti. Che ha raccontato come ha approcciato ogni volta le prostitute. Non voleva rapporti normali, voleva legarle e seviziarle. "Prova piacere nel vedere gli altri soffrire", ha detto il pubblico ministero Canessa. LINK: TUTTO L'INTERROGATORIO

LE INDAGINI-LAMPO VECCHIO STILE - L'immaginario televisivo, i crime show stile Csi, ci restituiscono indagini complesse, svolte con le nuove tecnologie. Nel caso di quelle di Firenze, ha giocato un ruolo importante il fiuto degli investigatori. Un poliziotto della squadra mobile si è ricordato di un servizio su una Volante un paio di anni fa. Ci fu una sorta di parapiglia con una prostituta e fu fermato proprio lui, Riccardo Viti. Che da una parte ha sempre cercato di muoversi con furbizia per i suoi "giochi", lasciando il cellulare a casa quando andava a cercare prostitute. Ma tralasciando alcuni particolari che lo hanno tradito. Il suo furgone Doblò, che aveva delle imperfezioni nella carrozzeria e che è stato immortalato nelle immagini di molte telecamere di sicurezza la notte del delitto. E il nastro con cui legava le prostitute, quel nastro adesivo dell'azienda ospedaliera di Careggi che involontariamente diventa la firma delle sue tragiche scorribande.

GLI INSULTI - Per l'omicidio Zamfir il pm fiorentino Paolo Canessa ha emesso nei confronti dell'draulico 55enne un decreto di fermo di indiziato di delitto per i reati di omicidio, violenza sessuale e sequestro di persona. Quando Viti è stato trasferito dalla questura al carcere di Sollicciano, la gente per strada di fronte alla questura stessa lo ha pesantamente insultato. Poi la macchina della polizia si è velocemente allontanata. 

L'APPROCCIO ALLE PROSTITUTE - "Un tempo pagavo anche 150 euro una prostituta - dice nell'interrogatorio Viti - ma adesso che sono disoccupato non gli do più di trenta euro. Proprio trenta euro sarebbe stata la prestazione pattuita con Andreea Cristina. "E' morta per trenta euro", hanno detto gli investigatori ricostruendo la vicenda. 

Si chiude così un caso di sangue che ha lasciato sotto choc Firenze e l'Italia. Tutti i media nazionali hanno parlato di quello che è stato definito come il nuovo mostro di Firenze. La banalità del male, ancora una volta, si è rivelata a tutti noi. Sotto forma di un normale cinquantenne di una qualsiasi città.