La fanciulla del West al Pucciniano

Ovazioni per Veronesi e Ghuleghina

La fanciulla del West

La fanciulla del West

Torre de Lago (Lucca), 14 luglio 2019 -  «Non v’è, al mondo, peccatore cui non s’apra una via di redenzione… Sappia ognuno di voi chiudere in sé questa suprema verità d’amore»: come non essere d’accordo con il commento di Minnie ai minatori del Golden West e il Salmo 51 di Davide? Perchè sia chiaro e si sappia: esiste la possibilità di redenzione per ogni peccatore. Con «La fanciulla del West si è alzato il sipario sull’edizione 65 dell’unico festival al mondo dedicato a Giacomo Puccini. Parlare di un trionfo annunciato è forse banale, ma l’altra sera, con il Maestro Alberto Veronesi sul podio a dirigere l’Orchestra della Toscana è stato un vero osanna di applausi, anche magari dove era meglio trattenersi. Una bella sopresa la ritrovata e sempre bravissima Maria Ghuleghina, il più importante soprano drammatico della sua generazione, sfacciata e ottima a sfidare lo sceriffo nella partita a poker al suo debutto nel ruolo di Minnie. Contraltare in sincrono con Alejandro Roy che nella rappresentazione scenica sulla riva del lago Puccini, sotto a una bella luna, è stato un perfetto Dick Johnson, come applaudita è stata l'interpretazione del baritono Luca Grassi, nel ruolo di Jack Rance. i Cito subito la regia, le scene e i costumi di Renzo Giacchieri da annoverare tra i più riusciti degli ultimi anni del melodramma italiano, rispettosi e senza fronzoli, essenziali, con una scena direi pratica e di grande impatto divisa su due piani dove si muovevano le decine di comprimari all'altezza della recita.

Tre atti per un’opera meno nota rispetto ad altre di Puccini la «La fanciulla del West», una delle ultime del compositore conclusa nel 1910 e messa in scena per la prima volta nel dicembre dello stesso anno al Metropolitan di New York, sotto la direzione di Arturo Toscanini. Come d’abitudine Puccini iniziò il suo lavoro alcuni anni prima, abbandonandolo e dedicandosi in contemporanea ad altre composizioni. Nello specifico, furono anni di profonda crisi e perdite dolorose: un incidente stradale che lo costrinse ad una lunga convalescenza, la morte del librettista Giacosa fidato collaboratore e amico, poco dopo quella dell’editore Giulio Ricordi, che per Puccini era un secondo padre. E infine l’inasprirsi del rapporto con la moglie Elvira e una depressione, insieme all’ansia dovuta alla sua notorietà e agli sforzi per mantenerla. È da sottolineare che soprattutto dal fronte familiare Giacomo Puccini ricevette la più massiccia dose di preoccupazioni e problemi che non sto qui a enumerare, e che questo fu un periodo di insofferenza, di produzione sterminata di progetti iniziati e mai finiti, oppure iniziati, lasciati e poi ripresi, che però denotano anche l’inizio di una nuova fase di ricerca in campo formale, stilistico e tematico. L'opera andata in scena al Pucciniano è risultata una perfetta sintesi anche di quello stato d'animo del compositore realizzato in scena con grande generosità dagli interpreti ma anche dal Maestro Alberto Veronesi che ha ben diretto l'Orchestra della Toscana. Bello, in un scenografia perfetta, il primo atto che si svolge alla ‘Polka’, la taverna gestita dalla singolare e forte Minnie, di cui tutti sono innamorati ma che «il primo bacio deve darlo ancora»; dove i uomini giocano a carte e sono presi dalla malinconia (“Che faranno i vecchi miei”) pensando alle loro famiglie lontane e sperando in una vita migliore. Poi nel secondo, la famosa partita a poker di Minnie;se Rance la vincerà, avrà la donna e la vita del bandito. Ma Minnie bara, e ottiene la salvezza per il suo uomo.

L’ultimo atto vede in scena i minatori, ancora all’inseguimento di Ramerrez. Dopo poco viene catturato e si accingono a impiccarlo: come tutti sanno prima di morire, dichiarando di essere stato "ladro, ma assassino mai", rivolge un saluto a Minnie, chiedendo ai minatori di risparmiare alla ragazza il dolore della sua morte (“Ch’ella mi creda libero e lontano”). Con un incredibile e ben preparato colpo di scena, Curiosità da segnalare è che nel brano "Music of the night" del musical- cult Il Fantasma dell'Opera esiste un esteso inciso uguale identico a quello di "Quello che tacete" di Lloyd Webber della "Fanciulla del West" di Puccini, E che lo stesso Webber prende in presitto anche altri temi da Puccini per il suo Phantom of the Opera. Applausi sentiti sul finale, al quale ha partecipato un parterre di personaggi a cominciare dal presidente del consiglio regionale, Eugenio Giani, Marco Parri, direttore generale dell'Orchestra della Toscana, diversi sindaci, il sovrintendente della Scala di Milano, Dominque Meyer.

* Recenzione di Titti Giuliani Foti