Torre del Lago, al Festival Puccini va in scena Tosca

La recensione

Una scena di Tosca

Una scena di Tosca

Torre del Lago, 11 agosto 2020 - Il Festival Puccini di Torre del Lago ha il merito di rispondere con energia alla crisi del settore operistico e teatrale dovuto al Covid. La proposta della Tosca del 6 agosto scorso, ha avuto il pregio di proporre, unico teatro in Europa, un’opera con scene, costumi, azione drammatica, coro, orchestra e bambini in un’epoca in cui  le istituzioni preferiscono cancellare o posporre o eseguire in spazi alternativi – spesso stupendi come la Cavea del teatro del Maggio Fiorentino –  l’opera lirica.

Una serata andata bene, almeno dal punto di vista più importante,  quello musicale.  Perchè il soprano Amarilli Nizza è una interprete  affermata del repertorio pucciniano, ha ampiamente confermato questa sua vocazione. Il tenore Amadi Lagha, al debutto nel ruolo di Cavaradossi, è stato  una rivelazione e bene ha fatto a non eseguire il bis di “e lucean le stelle”, nonostante le richieste del pubblico. Perchè  Tosca é un’opera drammatica e non può essere spezzata. Il baritono David Cecconi, ha un carattere nella voce, un timbro  adatto al ruolo di Scarpia. E nell’esecuzione va detto dell’intesa dei cantanti con il direttore d’orchestra, Alberto Veronesi, altro   protagonista di questa serata con un controllo esemplare sulla orchestra che ci ha abituati a tutte le possibili interpretazioni, anche le più provocatorie.

Dolenti note:  scene  e a regia, firmate da Stefano Monti. Tre cerchi sul palcoscenico una mezza citazione olimpica quasi incomprensibile,  slegata  dall’opera. E quella piattaforma girevole e circolare sul palcoscenico che ha dato come risultato una  recitazione parsa  quasi di livello dilettantesco: ma non si può dire che le distanza che egli poneva nei cantanti quando dovevano cantare i loro duetti più famosi, abbia facilitato.

Hai voglia a spiegare nelle note di regia che «tre grandi cornici nella forma perfetta di cerchi dominano la scena per contenere l’imperfezione di un mondo che oggi si manifesta attraverso l’attuale pandemia..». Quasi inesistenti  costumi, decisamente  elementari costitutiti da   tuniche degne di un  coro anni Settanta. 

Voglio pensare che in questo periodo di Covid, le restrizioni abbiano messo il regista in difficoltà. Buona la trovata della luce abbagliante sull’accoltellamento, soluzione indovinata per nascondere il momento di contatto del coltello.  Saranno gli spettatori a completare nell’immaginario il gesto di Tosca che afferra il pugnale sprigionando un lampo di aggressività quale salvezza per lei e l’oggetto del suo amore. Credo che la piattaforma circolare  sul  palcoscenico sia una stata una  mini citazione per quella a meravigliosa Tosca dell’anniversario - era il 2000 -  che mise in scena a Roma il più grande regista di opera che sia passato dal mondo, il maestro Franco Zeffirelli.