Ghiglia e Modì,storia e radici di un’amicizia fra grandi artisti

Il Centro Matteucci rilancia la figura del pittore livornese

Giuliano ed Elisabetta Matteucci durante la presentazione della mostra "Ghiglia"

Giuliano ed Elisabetta Matteucci durante la presentazione della mostra "Ghiglia"

Viareggio, 6 luglio 2018 - Una cinquantina di opere, dai capolavori più noti a dipinti provenienti da collezioni private ed esposti per la prima volta, per raccontare Oscar Ghiglia, il più italiano ed insieme il più europeo degli artisti italiani d’inizio Novecento, l’artista livornese che seppe aggiornare, a modo suo, la lezione di Fattori, suo di riferimento insieme a Cézanne. È la mostra “Ghiglia. Classico e moderno”, allestita da domani al 4 novembre al Centro Matteucci per l’arte moderna di Viareggio e curata da Elisabetta Matteucci. Tutto ciò senza dimenticare gli stretti legami con Amedeo Modigliani, di cui sono esposti “L’enfant gras” e “Tete de femme rousse”, concessi in prestito dalla Pinacoteca di Brera e dalla Gam di Torino, una conferma del prestigio ottenuto nel tempo dalla Fondazione viareggina.

«In Italia non c’è nulla, sono stato dappertutto. Non c’è pittura che valga. Sono stato a Venezia, negli studi. In Italia, c’è Ghiglia. C’è Oscar Ghiglia e basta», affermava Modigliani, parole in contrasto con il silenzio calato sull’artista dopo la morte, avvenuta nel 1945. Condizione riservata, come osservava Carlo Ludovico Ragghianti, a quell’intera generazione d’artisti penalizzata dal “giudizio negativo sul fascismo”. Ma anche troppo “moderno” per i collezionisti di autori ottocenteschi, e troppo “classico” per i cultori del Novecento, come ha detto Giuliano Matteucci alla presentazione della mostra. È con gli studi di Raffaele Monti e Renato Barilli della metà degli anni Settanta, che l’artista livornese comincia ad essere preso in considerazione, rappresentando un ‘casò che incarna, in termini esemplari, la cultura figurativa dei primi decenni del Novecento. Una pittura, la sua, priva di contaminazioni anche per il tratto umbratile e scontroso del personaggio, non molto aperto alle relazioni, spesso in contrasto anche con amici vicini, come Giovanni Papini e lo stesso Modigliani. Formatosi nella Firenze “modernista” delle mostre rivoluzionarie della Promotrice e di Palazzo Corsini, da autodidatta di grande talento Ghiglia si rivela tra i più ricettivi alle nuove istanze cosmopolite, declinanti in una pittura di pura invenzione, dove classico e moderno si fondono.

La mostra ripercorre la carriera artistica di Ghiglia, dai ritratti alle nature morte ed ai paesaggi del periodo di Castiglioncello. In particolare pone l’accento sulla vicinanza fra Ghiglia e Modigliani, e sulle comuni radici e fonti d’ispirazione come viene evidenziato in una proiezione che sfuma le opere dell’uno e dell’altro fino a fondersi. Orari: da martedì a venerdì 17,30-22,30; sabato e domenica 10-13 e 17,30-22,30. Info: www.cemamo.it o 0584-430614.

Gianfranco Poma