I balneari incassano un’altra sentenza di Tribunale a loro vantaggio. E’ stato infatti respinto un ricorso presentato da un’associazione ambientalista che puntava a mettere le mani sul bagno Nettuno Sud. La vicenda nasce il 2 marzo del 2021 quando il coordinamento nazionale Mare Libero protocolla in Comune "l’ottenimento dell’uso in concessione dell’arenile attualmente in gestione del bagno Nettuno per la durata di un quadriennio per poter gestire un’attività ricreativa in conformità dei nostri scopi statutari".
La risposta del Comune non si fece attendere. Dopo appena 10 giorni, il 12 marzo, la richiesta venne respinta. Il Comune, difeso dall’avvocato Maria Lidia Iascone, aveva risposto che la loro istanza non poteva essere accolta per mancanza di adeguata documentazione, così come prevede la normativa.
Il Conamal (acronimo appunto per coordinamento nazionale mare libero) impugnò la nota del Comune presentando ricorso al Tar. Che ieri ha sciolto le riserve. Il Tribunale amministrativo (presidente il giudice Riccardo Giani, consigliere Giovanni Ricchiuto ed estensore Nicola Fenicia) ha dichiarato inammissibile il ricorso. Inammissibile "per difetto d’interesse". La sentenza del Tar, come si diceva è un punto a favore della categoria dei balneari in questo clima di aste e di Bolkestein. Ma in particolare soddisfa Oreste Giannessi che ha in concessione quel tratto di arenile. "Quando nel marzo del 2021 ci fu notificata la richiesta di quell’associazione, fummo costretti a bloccare un progetto di riqualificazione che avevamo annunciato alla città – dice Giannessi – e nel quale avevamo già investito 100 mila euro per la progettazione. Ovvio che in un clima di incertezza come si stava creando abbiamo dovuto informare i nostri progettisti e di comune accordo decidemmo di bloccare l’idea". Che prevedeva un investimento da 6-7 milioni di euro con la totale riqualificazione delle cabine, della piscina, delle strutture. "Un investimento sostanzioso – spiega Giannessi – che all’epoca ci sentivamo di fare anche perché il Governo fece una proroga delle concessione fino al 2033. Insomma in 10-12 anni contavamo di poter rientrare dall’investimento. Ma fummo costretti a fermarci e oggi è giusto che la città sappia perché i lavori non sono mai partiti". E ora partiranno? "C’è da riprendere in mano il progetto, le situazioni sono diverse rispetto a due anni fa... vedremo".
Paolo Di Grazia