Villeggianti sul fronte del Piave

Beppe

Nelli

Il Piave mormorò: non parte lo straniero. Il Covid ha innescato una crisi quasi da guerra mondiale. I lockdown di seconda ondata sempre dietro l’angolo, come nei Paesi slavi e in Spagna, hanno ribaltato l’andamento del turismo versiliese. Hanno drasticamente ridotto i viaggi aerei in cui per ore si sta così vicini. Così anche a Ferragosto si accentua il fenomeno delle scorse settimane: gli stranieri habitué della Versilia arrivano solo see possono fare il viaggio in auto. Quelli più lontani, che atterravano coi jet low cost a Pisa, mancano all’appello. Il virus ha di fatto "ucciso" l’80-90% del comparto estero, che rappresentava – lo ricorda il fortemarmino Paolo Corchia – il 51% delle presenze annuali. Portava anche il grosso dei frequentatori della bassa stagione. Il dato è piuttosto uniforme nelle location ricche e in quelle popolari. A Forte mancano russi, arabi, statunitensi: i rimpiazzi italiani, che non vanno all’estero in vacanza, mediamente non possono pagare le cifre dei nababbi bloccati dal Covid. Quelli arrivati da Montecarlo o da Londra hanno preferito le ville, isolati come il conte Prospero e senza troppi incontri ravvicinati. Ma anche nei camping di Torre del Lago mancano 9 stranieri su 10: sono arrivati, su quattro ruote, pochissimi olandesi. Pure a Viareggio e Lido di Camaiore gli albergatori calcolano un crollo di europei superiore all’80%. E’ il turismo di prossimità, fatto con l’auto (altro che Frecciarossa) e vale anche per gli svizzeri e i bavaresi che ancora circolano nel Camaiorese. In compenso, tanti toscani e lombardo-piemontesi che andavano sull’altra sponda del Mediterraneo hanno scelto la più contigua Versilia. I conti però non quadrano. A differenza delle crisi passate, come con la Guerra del Golfo, stavolta gli italiani sono vessati da troppi anni di crisi, oltre che dal Covid. E chi si concede una vacanza vicino a casa spende molto meno di quanto facevano i transalpini bloccati a nord del Piave.