Green pass, il vaccino Sputnik non vale: i ristoranti versiliesi perdono i clienti russi

Diversi ristroatori hanno segnalato disdette nelle prenotazioni

Controllo del green pass in un locale (Umicini)

Controllo del green pass in un locale (Umicini)

Versilia, 7 agosto 2021 - Brutte «Izvestija» (notizie) per gli ex lettori della «Pravda» (verità): il vaccino di Vladimir Putin, lo Sputnik venduto anche a San Marino, non è riconosciuto dall’Unione Europea e quindi i ricchi russi che gonfiano il fatturato di Forte dei Marmi sono senza green pass.

Niente ristoranti al chiuso, spettacoli e palestre, per chi sta facendo vacanza in Versilia. «Abbiamo tanti russi clienti abituali – lamenta Chiara Viani del ristorante Lorenzo – e ora se non c’è posto nella verandina non li potremo accogliere. Il vaccino Sputnik non vale. Per ora a causa del green pass ho avuto solo una disdetta, ma siamo sopraffatti dalle telefonate cei clienti che chiedono informazioni. Chi ha dei ragazzi non vaccinati li sottoporrà al tampone prima di venire a cena, ma c’è il caos: possibile che dobbiamo diventare i controllori del green pass?».

E’ un problema che angustia anche Roberto Franceschini di Romano, che di tavoli all’aperto non ne ha nemmeno uno: «Purtroppo c’è stata qualche cancellazione perché tanti sono vaccinati ma i figli minorenni ancora no, e quindi devono rinunciare. Questa è la scandalosa applicazione di una norma giusta, ma devo essere io il controllore? Che ci stanno a fare gli organi pubblici? Come facciamo a chiedere anche i documenti di identità dopo aver scansionato il Qr con l’App del cellulare?».

Al contrario, David Vaiani del Bistrot e altri famosi locali del Forte non vede problemi: «I clienti chiedono spiegazioni, ma tanti stranieri hanno già il green pass europeo. Purtroppo alcuni certificati sono validi, altri no. Comunque noi lavoriamo solo all’aperto. Spero non piova, non tutti i tavoli hanno una tettoia».

Daniele Belluomini dell’Amaro ieri ha appeso i cartelli di avviso: «Bisogna che i clienti arrivino col telefonino in mano, altrimenti la sera ci sarà la coda per entrare. Abbiamo avuto qualche cancellazione, e per la prima volta dalla riapertura mi è capitato di non essere pieno già dal giorno prima. Di venerdì sono pieno per tre quarti, tanti chiedono il tavolo fuori ma nel weekend la verandina non basta per tutti. Al momento il green pass ha frenato le prenotazioni». Stasera e domani però l’Amaro sarà pieno. Come i ristoranti degli stabilimenti balneari. Che pure si sono adeguati per non avere problemi.

«Fin dall’inizio non usiamo più i tavoli nella veranda chiusa – spiega Isabella Baldi del Bagno Rossella in Darsena. Quindi niente green pass. Ma speriamo torni un tempo migliore, se la sera fa freddo la gente non vuole mangiare all’aperto».

Eppure i problemi della ristorazione restano enormi. «Qualche cliente ha chiamato per disdire – ammette Daniele Poleschi di Miro – Fuori abbiamo pochi tavoli. Il governo poteva aspettare fine agosto. C’è gente che ha prenotato la vacanza da mesi e si trova a cancellare le prenotazioni perché non ha il green pass. Io faccio il ristoratore e il cameriere, adesso mi metto a controllare 90 persone a sera? Non sono mica un pubblico ufficiale. Ce li metta lo Stato i controllori, con stipendio e contributi».

Libero Musetti del ristorante enoteca “Libero” a Pietrasanta propugna patti chiari, amicizia lunga: «Sono favorevole all’obbligo del green pass, a patto che lo Stato ci consenta di lavorare anche nel caso tornassero le zone arancioni o rosse, altrimenti il certificato non serve a nulla. Siamo all’assurdo: i clienti devono avere il green pass, ma non posso obbligare i dipendenti a vaccinarsi».

Beppe Nelli