Voleva bruciare vivo un uomo. A processo per tentato omicidio

La vittima dell'attentato riuscì a mettersi in salvo scappando dalla capanna in fiamme

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Viareggio, 26 febbraio 2020 -  Voleva uccidere un suo connazionale bruciandolo vivo. Ma per fortuna, la vittima dell’attentato riuscì a mettersi in salvo. Prima che la baracca nella quale dimorava venisse distrutta dal fuoco. Ad armare di liquido infiammabile la mano dell’attentatore fu un risentimento personale. Adesso a tre anni di distanza, l’attentatore – Cosmin Novacovic 26 anni – che venne identificato e arrestato dalla polizia, dovrà comparire in Tribunale con l’accusa di tentato omicidio. Ieri mattina infatti il Gup Alessandro Trinci ha disposto il rinvio a giudizio fissando la data al 2 luglio davanti al Collegio giudicante. I fatti risalgono all’inizio di giugno del 2017. Cosmin Novacic agì con la complicità di un suo parente minorenne.  

Dopo alcuni giorni di caccia all’uomo gli agenti del commissariato catturarono entrambi a Milano. Il tentato omicidio è tutto ricompreso nella cerchia di un campo rom in via del Brentino dove abitavano la vitima e il suo attentatore. Il Novacovic, stando alle ricostruzioni della polizia, doveva lavare col sangue e con la morte del rivale, un’onta subita la sera precedente. La vittima dell’attentato, un giovane di 25 anni pure lui di etnia rom, aveva avuto un diverbio col Novacovic al quale rinfacciava di guidare l’auto in maniera troppo spericolata. E in particolare gli aveva fatto notare che doveva fermarsi al casello autostradale di Viareggio per non attirare l’attenzione della polizia. I due erano insieme alle rispettive compagne, di fronte alle quali il diverbio è continuato fino a che non sono volati calci e pugni. Secondo gli investigatori proprio il Novacovic avrebbe avuto la peggio in quell’improvvisato scontro pugilistico da strada: ecco l’onta subita davanti agli occhi della compagna che doveva essere lavata.  

La notte successiva, attorno alle 6 del mattino, è arrivato al campo Rom di via del Brentino a bordo di una Renault Scenic con targa francese contraffatta. Alla guida il suo parente diciassettenne. Approfittando di una finestra del modulo lasciata aperta, ha versato all’interno il liquido infiammabile, forse benzina. Poi, mentre appiccava l’incendio, gli ha urlato "E ora muori!". Il suo rivale si è svegliato per tempo anche perché bagnato dal liquido infiammabile. E’ uscito in tutta fretta dal container cavandosela con delle ustioni non gravi (guaribili in 15 giorni) alle gambe e al busto.  

Paolo Di Grazia © RIPRODUZIONE RISERVATA