Strage, la sentenza attesa per il 30 giugno

In aula il difensore dell’ex amministratore di Rfi e Fs: "Moretti va assolto, nel 2006 firmò per uno standard di sicurezza comune"

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di Martina Del Chicca

Si è concluso l’ultimo atto. L’ultima discussione, prima della sentenza del processo di Appello - bis per la strage di Viareggio che potrebbe arrivare poche ore dopo il tredicesimo anniversario del disastro ferroviario del 29 giugno 2009. Ieri in aula l’avvocato Ambra Giovine ha terminato la difesa dell’ex amministratore delegato di Rfi, e poi di Fs, Mauro Moretti. La procura generale si è riservata di controreplicare, e dunque il processo è stato aggiornato al 30 giugno. Qualora la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Sergio Affronte e come applicato dal pubblico ministero della Procura di Lucca Salvatore Giannino, decidesse di non farlo, non saranno ammesse altre repliche. E la Corte, presieduta dal giudice Angelo Grieco, si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza che potrebbe arrivare nella stessa giornata. Tredici anni dopo quell’alba tragica: quando il sole illuminò la devastazione di via Ponchielli, travolta dall’esplosione innescata dalla fuga di Gpl scappato da uno squarcio nella cisterna del treno merci deragliato alle porte della stazione di Viareggio.

Nell’aula 32 del Palagiustizia di Firenze, ieri, l’avvocato Giovene ha chiesto l’assoluzione per Mauro Moretti, per cui la Pg ha chiesto la condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione. "Sono qui – ha esordito il legale – per ribadire l’assoluta estraneità dell’ingegnere Moretti ai fatti contestati. So che è un dato che non fa piacere ascoltare, ma significa sottolineare una verità processuale e confrontarsi con dati storici". L’avvocato Giovene ha poi sottolineato "l’interesse quasi ossessivo" della Procura "nel dare rilievo alle responsabilità di Rfi e Fs, ed in particolare al ruolo dell’ingegnere Moretti". "Qui non siamo in competizione con la procura generale e dispiace che si dica ancora nel 2022 che Rfi ha omesso il certificato di sicurezza - ha detto ancora il legale nell’arringa -. Occorre scardinare dei pregiudizi che si sono sedimentati nel corso di questo processo, perché rischiano di diventare convinzioni". E’ tornata dunque sul picchetto segnalatore, che secondo la ricostruzione avrbbe squarciato la cisterna carica di gas liquefatto dopo il ribaltamento, un tema approfondito e dibattuto durante tutto l’iter giudiziario. "La rottura dell’assile avrebbe riguardato solo imputati tedeschi" (in Germania vengono noleggiati i carri merci), ha detto Giovene, ma "l’accusa individuò una connotazione che può trascinare intere responsabilità dei dirigenti del gruppo Fs, il picchetto così li avrebbe trascinati nel processo, serviva a dimostrare tutte le loro responsabilità". Riguardo alla valutazione della riduzione di velocità dei treni merci, come elemento colposo nel disastro ferroviario, "la Cassazione non può non rendersi conto che è frutto di una elaborazione di carattere teorico che sfugge totalmente alla colpa specifica e pure alla colpa generica. Non c’è alcun elemento di prova che possa dare dimostrazione di questo. Mi ripugna – ha aggiunta il difensore – che si chieda la condanna di Moretti quando ha fatto il contrario di ciò che gli si imputa". Per l’avvocato Giovene la riduzione della velocità dei convogli "non corrispondeva al suo mandato" e non venne ordinata "perché non ha rilevato nulla che imponesse questa regola cautelare". Il legale , ha anche sottolineato l’assenza di norme europee in merito; la riduzione della velocità "è elemento che patisce una ovvia interdipendenza rispetto alla tracciabilità" dei carri. Quanto alle norme europee "sarebbe assurdo se un carro merci dovesse andare 46 kmh da un lato del Brennero e a 110 kmh sull’altro lato".

Secondo la tesi del difensore la prescrizione n. 283 del 10 aprile 2006 sulle analisi del rischio e sulle operazioni cautelari per la sicurezza ferroviaria firmata da Moretti, quando era amministratore delegato di Rfi, scagionerebbe infine il suo assistito. "Questa è la prova che esclude la sua responsabilità colposa dal processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009".