Il silenzio che ferisce i familiari della strage di Viareggio

Il “mondo che vorrei“ ha scritto una lettera aperta al Comune: "Nei giorni della Cassazione ci aspettavamo almeno un po’ di sostegno"

Marco Piagentini e Claudio Menichetti

Marco Piagentini e Claudio Menichetti

Viareggio, 12 dicembre 2020 - Come le parole fuori controllo, anche il silenzio può ferire. Quello del Comune di Viareggio nei giorni del processo di Cassazione per la strage ferroviaria, che si è aperto il 2 dicembre e arriverà alla fine l’8 gennaio, dopo un 11 anni e più di 150 udienze, ha ferito l’associazione “Il mondo che vorrei“. E sono p roprio i familiari delle 32 vittime del disastro del 29 giugno 2009 a denunciare quell’assenza vistosa e quel silenzio nei giorni carichi di dolore e di attesa per una sentenza che non potrà restituire niente, né riempire il vuoto dei lutti; ma che potrà far luce su quella notte nera per lo Stato Italiano.

«Un silenzio assurdo, inimmaginabile, un silenzio che - scrive ’Il Mondo che vorrei’ in una lettera aperta al Comune – fa male come la mattina del 30 giugno 2009, dove tutta Viareggio si è ritrovata nello sgomento di quella notte". Quando per il cedimento di un asse corrosa un treno carico di Gpl è deragliato ed è esploso. Quando il gas e il fuoco sono entrati nelle case lungo i binari, e hanno rubato tempo alla vita. "Silenzio che – prosegue l’associazione – scende sulla Strage di Viareggio appena passa il racconto delle Vittime e dei suoi familiari, appena cominciano ad emergere le prime verità e responsabilità. Silenzio che attraverso il non raccontare impone altro silenzio".

«Silenzio dettato il 31 dicembre 2009 anche dall’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando nel suo discorso alla Nazione non fece minimo cenno del più grande disastro ferroviario nella storia delle nostre ferrovie. Silenzio davanti alle accuse alla nostra città sia in aula, durante il processo di Appello, sia negli articoli apparsi sui giornali nazionali nei giorni scorsi a “poche ore” dalle udienze di Cassazione". A cui i familiari delle vittime non hanno potuto partecipare a causa delle restrizioni anticontagio imposte per arginare l’epidemia, pur avendo chiesto un deroga. Ma che hanno seguito a distanza, insieme in un piazza virtuale in cui si sono incontrate centinaia di persone. Ferrovieri, ingegneri, artisti, istituzioni, familiari di altre stragi italiani, viareggini... Centinaia di testimonianze di solidarietà, a cui il Comune di Viareggio non si è unito. E’ rimasto in silenzio. "Lo stesso silenzio sull’incapacità o volontà di rendere operativa, da oltre un anno e mezzo, una commissione Comunale su un tema come la sicurezza ferroviaria o dove discutere la funzione della nostra città come parte civile". "Nessuno – proseguono i familiari delle 32 vittime del 29 giugno – ha chiesto un commento giuridico o di merito sulle udienze di Cassazione, ma portare il sostegno, la solidarietà in questi giorni pesanti e soprattutto contribuire all’informazione verso tutti i cittadini della nostra comunità, ci sembrava un gesto umano e opportuno". Invece "è stata fatta una scelta, pensata, ponderata, voluta... silenzio. Una scelta precisa alla quale altri in passato hanno obbedito o si sono adeguati e si capisce molto bene il senso di tale scellerata scelta".

«A poco meno di un mese dal termine di un procedimento che ha visto la nostra città partecipare e mobilitarsi, chiediamo di avere un minimo di rispetto, semplicemente continuando a restare nel silenzio. Oggi, domani, l’8 gennaio così come i prossimi 29 giugno, proprio come lo siete stati il 2 dicembre e altri giorni. Giorni che per voi non hanno significato nulla, giorni come altri da restare in assoluto e ossequioso silenzio".