Strage di Viareggio, cisterna contro la zampa di lepre? «Ecco perché non è possibile»

L’ingegner D’Errico demolisce la teoria dei periti del Gip

DUELLO  L’ingegner Fabrizio D’Errico e l’avvocato Gaetano Scalise

DUELLO L’ingegner Fabrizio D’Errico e l’avvocato Gaetano Scalise

Viareggio, 11 giugno 2015 - Forse, per una volta, conviene partire dalla fine. Cioé da un filmato – una ricostruzione in 3D – con cui gli avvocati di parte civile (Maurizio Dalla Casa, Tiziano Nicoletti, Tiziana Pedonese e Andrea Bagatti), con un coup de théâtre, hanno preso in contropiede le difese. Un filmato che mostra i motivi per cui la cisterna della morte non può essere stata squarciata dalla zampa di lepre. Una conclusione a cura del consulente tecnico Fabrizio D’Errico, che è stata acquisita agli atti del processo sulla strage del 29 giugno 2009 dal Collegio giudicante senza dare più possibilità di replica alle difese. E qui sta il colpo di teatro. La procedura penale prevede infatti per ogni teste o consulente l’esame da parte dell’avvocato di riferimento, il controesame degli avvocati di parte avversa e nuovamente il riesame dell’avvocato di riferimento sui temi già trattati.

Gli avvocati difensori (D’Apote, Scalise e Manduchi) hanno fatto opposizione. Hanno chiesto al Tribunale di non tenere in considerazione quel filmato perché mai visto fino ad allora e chiedendo semmai di poter nuovamente interrogare il consulente su quel tema specifico. Ma da questo punto di vista il presidente del Collegio Gerardo Boragine è stato irremovibile: il filmato è stato acquisito «in quanto non è un elemento di prova in più, ma la naturale spiegazione degli argomenti trattati», ha detto. E inoltre non ha dato la possibilità di riesaminare il consulente, «perché il codice non lo prevede», ha sentenziato.

Del resto l’avvocato Tiziano Nicoletti aveva illustrato bene le ragioni della loro straregia: «Nella scorsa udienza – ha spiegato – l’avvocato Stile ha detto che la ricostruzione fatta da D’Errico era pura fiction... Noi invece facciamo vedere la bontà della nostra ricostruzione».

Siamo partiti dalla fine per spiegare come si è svilupata un’udienza tecnica nel corso della quale l’avvocato Gaetano Scalise, legale dell’imputato Enzo Marzilli, ha cercato di demolire punto su punto la ricostruzione dell’incidente fatta dall’ingegner D’Errico. «Sa quali forze servono per deformare la zampa di lepre? E per abbattere un picchetto? A quale velocità è passata la cisterna sulla zampa di lepre e a che velocità sul picchetto? Aveva parlato di orma insanguinata, ebbene è stata fatta una prova per vedere se coincide la boccola con la zampa di lepre?». L’ingegner d’Errico si è però districato con abilità dal fuoco di fila delle domande. «E’ vero non è possibile far combaciare insieme boccola e zampa di lepre – ha spiegato – ma sono sicuro che la zampa sia stata deformata da quella boccola perché ho una serie di indizi ed evidenze che me lo confermano».

E con l’ausilio del filmato ribadisce il senso della sua ricostruzione e cioé che una boccola si è infranta sulla controrotaia, un’altra boccola sulla zampa di lepre, mentre poi la cisterna piegatasi su un fianco è stata squarciata dal picchetto. «E se si prova a modificare le variabili e a dimostrare che lo squarcio sulla cisterna è stato prodotto dalla zampa di lepre – ha concluso – si vede che il carro si sarebbe fermato in un’altra posizone e mai avrebbe potuto piegare il picchetto».

Paolo Di Grazia