Shelley, le due morti violente e l’apocalisse nel lotto maledetto

Una lunga scia di sangue seguita al naufragio del poeta. Nel dopoguerra qui morirono. 80 persone fra militari e civili

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Il 18 luglio del 1822 Viareggio era da poco stata dichiarata città per decreto di Maria Luisa di Borbone. Quel giorno il mare restituì il corpo di un nafrago. Era quello di Percey Shelley, il poeta (in foto). Corpo che venne cremato da quei primi viareggini. Secondo alcune ricerche il luogo della cremazione fu piazza Mazzini, più o meno in corrispondenza di quello che è poi diventato il lotto maledetto. Quello dell’ex Casa del Fascio.

ma perché maledetto? Agli inizi del ’900 una ricca famiglia fiorentina costruì in questa zona una grande dimora, villa Enedina dal nome della signora. La storia ci dice che la giovane figlia di Enedina morì di morte violenta in circostanze mai del tutto chiarite. Forse la ragazzina venne uccisa. La leggenda popolare nel corso degli anni ci ha messo del suo parlando di lenzuola che volavano e armadi che sbattevano all’interno di quella villa. Che poi fu abbattuta nel Ventennio fascista, perché i gerarchi costruirono su quei resti il loro quartier generale. La Casa del Fascio sorgeva accanto a un’altra storica dimora, villa Montauti, teatro di un suicidio di una giovane donna a causa, si mormorava all’epoca, di una delusione d’amore. E c’era chi giurava che anni dopo il suicidio si sentivano ancora i lamenti della donna...

Dopo la Liberazione lLa Casa del Fascio divenne il quartier generale dei soldati americani e nello scantinato dell’adiacente villa Montauti furono stipate le mine rimosse dalla spiaggia. Che nel luglio del ’45, per motivi mai chiariti, esplosero. Morirono un’ottantina di persone fra soldati e civili e vi furono 250 feriti. L’area rasa al suolo fu trasformata in parcheggio, finché una ditta una decina di anni fa lanciò il progetto di centro commerciale-residenziale. Risultato? Azienda fallita subito dopo l’apertura del cantiere.