Settantacinque anni fa l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema

Il 12 agosto 1944 i reparti delle SS, grazie all’aiuto di fascisti versiliesi, compirono uno degli eccidi più efferati della seconda guerra mondiale: 560 le vittime

Sant'Anna di Stazzema

Sant'Anna di Stazzema

Sant'Anna di Stazzema (Lucca), 12 agosto 2018 - Bruciò tutto, quella mattina di 75 anni fa, a Sant’Anna di Stazzema. Bruciarono le case e la chiesa, le stalle e gli animali. Bruciarono gli esseri umani, donne, anziani e bambini. La più piccola, Anna, aveva solo venti giorni. Altri erano ancora feti, custoditi nel grembo delle loro madri. La vita si fermò, quel 12 agosto 1944, quando reparti delle SS, grazie all’aiuto di fascisti versiliesi, compirono uno degli eccidi più efferati della seconda guerra mondiale: 560 le vittime che verranno ricordate, a partire dalle 9 di questa mattina, nel consueto appuntamento con l’anniversario della strage, che quest’anno ha in programma una serie di iniziative significative: l’orazione ufficiale è affidata al ministro degli esteri Enzo Moavero Milanesi, ma ciò che importa è il messaggio lanciato dal Parco nazionale della Pace e del comune di Stazzema: l’importanza dei valori e del confronto tra i popoli.

Proprio per questo motivo la giornata avrà un respiro internazionale, sancito dal gemellaggio con il comune tedesco di Moers, dalla presenza del sindaco della città greca di Distomo, teatro il 10 giugno 1944 di una strage nazista che costò la vita a più di 200  civili, e dall’inaugurazione de «Il Tappeto del mondo», che verrà steso lungo la via Crucis di Sant’Anna di Stazzema, dalla chiesa fino all’Ossario.

E’ il tappeto del mondo il simbolo più vivo e più forte, con i suoi 1.000 metri di lunghezza, con i 6.000 pezzi che lo compongono, frutto del lavoro e delle idee di persone provenienti da tutto il mondo: non solo l’Italia, ma anche dal resto dell’Europa, dal Sudamerica, dagli Stati Uniti, dall’Africa e dell’Oriente. Perché Sant’Anna di Stazzema non è solo il sacrario della memoria, il luogo del dolore e del ricordo; è anche l’ipotesi di un futuro diverso, il luogo in cui si può costruire un’alternativa all’intolleranza, ai muri e alle ingiustizie con cui purtroppo dobbiamo ancora convivere.

Michele Nardini