Covid, attività in ginocchio. "La chiusura serale ci condanna a morte"

Gli operatori del settore della ristorazione contestano le recenti disposizioni. "Occorrono sostegni e una riduzione delle tasse"

Chiusura alle 18

Chiusura alle 18

Viareggio, 27 ottobre 2020 -  Si dicono delusi, perché tutti i loro sforzi e le alte spese sostenute per mettere in sicurezza le loro attività evidentemente non sono servite a molto, e spaesati dall’incongruenza di certe decisioni prese. Di certo nessuno di loro, per loro stessi e per i propri dipendenti, ha voglia di arrendersi. Sono i titolari di ristoranti e pizzerie, di pub, di birrerie e di circoli ricreativi. Tutti, ognuno con le proprie specificità, hanno da ridire con il nuovo Dpcm che impone loro la chiusura alle 18.  

«È difficile fidarsi di un governo che già si è dimostrato poco credibile durante il primo lockdown – attacca Denis Ferrara della Pizzeria 3D a Lido di Camaiore –. Toglierci la possibilità di lavorare la sera, che corrispondeva al 90% del nostro lavoro, significa accompagnarci alla morte. Morte acuita anche da una tassazione vessatrice. Qui c’è in ballo la sopravvivenza di aziende che danno lavoro e i giovani imprenditori saranno i primi a soffrire di queste nuove draconiane decisioni". Anche Giancarlo Carpita , titolare del ristorante Gli Amici Del Gusto e della pizzeria La Lecciona a Viareggio, esprime tutta la propria contrarietà: "All’interno di un ristorante così come di una pizzeria si osservavano tutti i protocolli stabiliti e c’era la più totale sicurezza. Gli imprenditori hanno fatto la loro parte, cosa che invece non ha dimostrato il Governo nella gestione dei trasporti pubblici e della scuola. Detto questo noi resteremo aperti a pranzo – specifica – e non metteremo in cassa integrazione nessuno". Dalla ristorazione all’intrattenimento per lo più giovanile. Omar Bertuccelli del The Club a Viareggio dovrà rinunciare a gran parte degli incassi che arrivavano in orario notturno: "Faremo magari meno cocktail e più colazioni ma è difficile accettare queste decisioni quando noi ci siamo attrezzati per far evitare gli assembramenti mentre, ad esempio, sui mezzi pubblici tutto era concesso". Antonio Levato del Cosmopolitan a Lido di Camaiore nemmeno riaprirà. "Noi lavoravamo di sera fino a notte inoltrata quindi – specifica infatti – a queste condizioni è inutile ripartire. Ci vuole unione d’intenti per perorare la nostra causa e lo dobbiamo fare direttamente a Roma". Pure Andrea Bianchi del Let It Beer a Viareggio teme per la propria attività: "Capisco la particolarità del momento e non voglio negare l’esistenza di una crisi sanitaria ma qui si rischia realmente di crearne una economica irrimediabile. Da un giorno all’altro ci impongono la chiusura non pensando che una birreria non può essere paragonata ad un bar. Alle 18 poi era l’orario di apertura della mia attività. Anticiperò l’apertura alle 15 facendo asporto fino alle 21 – conclude – ma se non ci tuteleranno con sgravi fiscali reali sarà durissima".  

«Resteremo chiusi fino al 24 novembre – specifica Leonardo Maccaferro –. Il circolo si regge sulle entrate del bar che notoriamente svolge la sua maggiore funzione nelle ore serali. Alla luce del nuovo Dpcm coprire le spese sarebbe impossibile. Di fatto l’attività culturale non è più praticabile. Non ci resta che sperare in un sostegno anche per noi del terzo settore".  

Sergio Iacopetti