Quando vestivamo alla marinara L’Avvocato e l’amore per la Versilia

Nel ventesimo anniversario della morte di Giovanni Agnelli il ricordo delle sue estati tra il Forte e Viareggio. Correva il 1926 quando il padre, Edoardo, acquistò la neorinascimentale villa Costanza a Roma Imperiale

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di Enrico Salvadori

Famose le sue battute come quella riferita a Marcello Lippi: "Lei, Lippi, è il più bel prodotto di Viareggio dopo Stefania Sandrelli". Proverbiale la sua voglia di divertimento in una Versilia che era davvero ruggente e che lui ha vissuto intensamente. Ieri era l’anniversario del ventennale della scomparsa dell’Avvocato, un personaggio autentico che ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile, a tutti i livelli. Gianni Agnelli che oggi avrebbe avuto 102 anni cominciò a frequentare la nostra zona quando era bambino. Era il 1926 quando Edoardo Agnelli, figlio di Giovanni fondatore della Fiat e papà di Gianni, acquistò la neorinascimentale villa Costanza nella zona esclusiva di Forte dei Marmi, Roma Imperiale, dall’ammiraglio Morin a inizio del Novecento. Nasce la conosciutissima villa Agnelli dove la grande famiglia trascorre lunghe e intense vacanze. Erano gli anni in cui "Vestivamo alla marinara" come scritto nel romanzo autobiografico da Susanna Agnelli in cui parlava delle frequentazioni fortemarmine di lei e dei suoi fratelli Gianni, Umberto e Giorgio insieme ai familiari.

Celeberrimo l’aneddoto in cui si parla del tunnel che venne fatto costruire da villa Agnelli (oggi hotel Augustus) fino all’accesso al mare (oggi Bambaissa). Gli Agnelli erano preoccupati che mamma e figli corressero pericoli nell’attraversare il lungomare pur essendo consapevoli che all’epoca era transitato da pochi mezzi. Dal libro non è mai stato tratto un film o uno sceneggiato Tv (che doveva essere girato e diretto da Mauro Bolognini) proprio per l’opposizione dell’Avvocato che comprò tutti diritti perché non voleva far diffondere informazioni riservate su sua madre Virginia che, diventata vedova, ebbe una relazione molto discussa con lo scrittore Curzio Malaparte.

Nel 1970 l’Avvocato vendette a soli 200 milioni di lire villa Costanza a Nino Perolo Maschietto "Troppi ricordi sgradevoli erano legati a quella villa" scrisse Gigi Moncalvo nel libro “Agnelli segreti”. Il riferimento era alla presunta relazione tra la mamma rimasta sola e Malaparte. Si dice che i due trascorrevano momenti di intimità nella villa con torretta di Malaparte sul lungomare davanti alla Capannina, spiati peraltro dall’Ovra, la polizia fascista. E proprio il mitico locale del Forte, da tempo proprietà della famiglia Guidi, fu teatro di memorabili le serate dell’Avvocato, autentico mattatore della scena tra i frequentatori. Era amico personale della famiglia Franceschi che aveva creato la Capannina nel 1929. Ogni sera d’estate Gianni arrivava in compagnia di donne bellissime. Lasciava la sua auto in custodia al posteggiatore storico della Capannina, Giulio Tarabella mancato solo pochi anni fa, che amava raccontare il rapporto fiduciario che aveva con Gianni Agnelli. "Quasi sempre l’Avvocato – spiegava Giulio – era tra gli ultimi ad andare a casa. Riprendeva la sua auto quando albeggiava, dopo lunghe ore trascorse a giocare a carte e a ballare".

E memorabili restano i dialoghi e le battute tra Gianni Agnelli e il cameriere-filosofo della Capannina Pasquale Casiello, un adorabile guascone che univa la simpatia meridionale a quella versiliese. Conversazioni un po’ surreali nelle quali l’avvocato reggeva la parte. Casiello raccontò ad Agnelli che voleva scrivere un libro dal titolo: “Dal 41 al 44”. L’Avvocato si disse entusiasta di questa opera che avrebbe raccolto secondo lui le testimonianze del periodo della seconda guerra mondiale. Casiello con la sua immancabile ironia rispose senza indugi: "No Avvocato, il titolo si riferisce al fatto che quando sono entrato alla Capannina avevo il numero 41 di scarpe e oggi a forza di camminare su e giù al servizio dei clienti il mio piede è un 44".

Ma Gianni Agnelli amava anche Viareggio e uno dei motivi di questa grande simpatia, ricambiata, era la passione che aveva per le barche. Che ormeggiava in Darsena. Poi le escursioni al largo accompagnato da splendide donne, prima di tornare a riva e raggiungere il Forte con folli corse sul lungomare a bordo di vetture scoperte e lussuose.