Quando si mangiava il cacciucco da “Bombetta”

Per mezzo secolo è stato uno dei ristoranti dove la cucina viareggina mandava in estasi il palato dei clienti. Venti anni fa, di questi tempi, Fabio Canova, titolare del ristorante “Bombetta”, che era anche il suo soprannome decise che era giunta l’ora di spegnere i fornelli, svuotare i frigoriferi e le dispense e chiudere i battenti. Stop, fine dei pranzi e delle cene. All’epoca, Fabio Canova aveva 75 anni ma nella sua decisione avevano pesato due lutti molto ravvicinati, la morte della moglie Giovanna e della cognata Maresca, che erano parte attivo di uno staff che non solo stregava la clientela con il gusto ma anche con la simpatia.

Ma per restare nella storia della città e dimostrare che il suo cuore batteva per Viareggio e i viareggini, “Bombetta” decise che nell’ultima settimana di apertura del ristorante, tutti avrebbero potuto mangiare gratis, un modo come un altro per congedarsi dalla ristorazione e regalare ai suoi clienti abituali (ma anche a qualche “imbucato” che in occasione del genere non manca mai) un pranzo o una cena da leccarsi i baffi. "Da ‘Bombetta’ si mangia il miglior cacciucco" era il passaparola degli amanti della buona tavola. Facile immaginare il successo dell’iniziativa: per ogni cliente che si sedeva a tavola (indimenticabili quelle sedie impagliate con cura, Fabio Canova aveva un pensiero, un ricordo, un aneddoto. Da consumato anfitrione si voleva congedare lasciando scolpita nella mente delle persone quell’ultima cena.

Non andava verso... il Golgota, questo no, ma lui che aveva trasformato il lavoro in una passione e viceversa, era davvero il miglior modo per congedarsi dal palcoscenico culinario non solo viareggino. Sì, perché il ristorante “Bombetta” (il nome mutuato da una stravaganza della nonna paterna) era una tappa obbligata per chi passava da Viareggio: era sufficiente dare un’occhiata ai numerosi quadretti con foto e dediche appesi alla pareti del ristorante per rendersi conto che quel locale aveva avuto clienti eccellenti, da Alberto Sordi a Marcello Mastroianni, tanto per fare dei nomi. Ma anche personaggi della cultura, come Leonida Repaci e Curzio Malaparte. E in epoca più recente, anche per il debole di Fabio Canova per la Juventus, del presidente Giampiero Boniperti. E così quella fredda sera di metà dicembre quando Fabio Canova chiuse per l’ultima volta la porta del ristorante “Bombetta”, finì un’epoca. Calò definitivamente il sipario su un pezzo di storia. E i partecipanti a quell’ultima cena lo videro sinceramente commosso. C’era da capirlo. Il ristorante era stato un pezzo importante della sua vita. Negli undici anni successivi, prima di lasciare la vita terrena, Fabio Canova ha continuato a ricevere complimenti per la sua cucina. Sorrideva con uno sguardo pieno di nostalgia. Ma gli faceva un mondo di piacere com’è giusto che fosse per chi aveva fatto del lavoro una missione al servizio... del palato degli altri.