Aria irrespirabile, una cappa ammorba mezza Versilia. La colpa? La torba in fiamme

Da giorni il puzzo di plastica bruciata avvolge Viareggio, Lido e Capezzano

La torbiera del Botolo che s’è incendiata per cause sconosciute

La torbiera del Botolo che s’è incendiata per cause sconosciute

Massarosa (Lucca), 15 settembre 2018 - Era di torba. Quella puzza acre di plastica bruciata che mercoledì sera, poco dopo l’ora di cena, ha fatto fuggire i clienti dai tavolini dei bar della Passeggiata e che poi è rimasta fortissima, soprattutto al mattino, anche fino a sabato. Che ha costretto gli abitanti di Viareggio e di Lido di Camaiore (ma il puzzo si sentiva perfino alle Focette)  a serrare le finestre di casa, che ha allarmato per una notte intera la città e la mattina ha fatto squillare a raffica i centralini dei vigili del fuoco, della polizia municipale, di Arpat: «Non si respira, bruciano gli occhi e la gola: cosa sta succedendo? Cosa stiamo respirando?», queste le domande che sono rimbalzate dal Varignano a Città Giardino.

Ad ammorbare l’aria dal tramonto all’alba è stata, come dicevamo, la torba. Lo hanno accertato i vigili del fuoco e lo ha poi ufficializzato il comune di Massarosa, dove mercoledì pomeriggio in località Botolo, nei terreni retrostanti il boschetto di eucalyptus, si è sviluppato un vasto incendio di sterpaglie che avrebbe scatenato poi la combustione di torba e vegetazione e le conseguenti maleodoranze avvertite fino a Viareggio. «Gli uffici comunali – aveva spiegato giovedì l’assessore all’ambiente di Massarosa, Damasco Rosi – hanno già provveduto all’individuazione del proprietario dell’area interessata ed è stata notificata loro un’ordinanza, indifferibile e urgente, affinché provvedano al totale spegnimento dell’incendio e all’eliminazione del processo di combustione mediante il completo allagamento del terreno». 

Ma quelle passate sono state altre notti di fumo denso sul lago di Massaciuccoli e di aria irrespirabile su Viareggio e mezza Versilia. E la cappa acre di plastica bruciata, odore tipico e insopportabile, oltre che su Viareggio e Lido si è allungata e posata fin sopra Capezzano. Ma venerdì la proprietà del terreno, due ettari circa della Massarosa Golf, ha provveduto ad incaricare una ditta specializzata che ha cominciato le operazioni di allagamento dell’area. Unica soluzione per spegnere la combustione della torba, e fermare «l’olezzo». E mentre i vigili del fuoco continuavano a domare le fiamme sempre vive nei canneti, i tecnici del Consorzio di Bonifica hanno provveduto invece allo spegnimento dell’idrovora di Portovecchio e all’apertura delle cateratte per consentire l’innalzamento del livello dell’acqua e il deflusso della stessa lungo i canali.

Alle operazioni era presente anche il sindaco di Massarosa Franco Mungai: «Gli incendi di torba – dice –, dolosi o colposi che siano, purtroppo si verificano da sempre. E ogni volta ci troviamo a dover affrontare le stesse procedure di emergenza e i cittadini a dover sopportare i fastidi. Dobbiamo però distinguere gli incendi di torba, che hanno una connotazione olfattiva caratteristica, dagli odori per i quali, da dieci anni, ci stiamo adoperando nei confronti degli enti competenti, affinché siano individuate, una volta per tutte, le cause e le soluzioni".

Mungai, così come Del Ghingaro, manifesta apertamente una certa insofferenza: «Rispetto a quest’ultima problematica – conclude il sindaco di Massarosa – dopo innumerevoli incontri, verbali... non siamo più disposti ad attendere oltre. Noi abbiamo sempre fatto diligentemente la nostra parte e non è più sostenibile aspettare».

L’incendio di torba, oltre a sollevare una puzza tremenda che ha ammorbato mezza Versilia, è riuscito a destare e risollevare l’interesse delle istituzioni sul mistero delle maleodoranze notturne che preoccupano, davvero, i cittadini. L’idea che l’aria in Versilia non sia salubre, che sia appestata da qualcosa di nocivo spaventa. Così al pressing di Del Ghingaro su Arpat, si unisce anche quello di Massarosa, che rinnova la richiesta dei risultati delle indagini condotte quest’estate da Arpat per identificare le possibili fonti degli odori. A questo richieste Arpat non ha ancora risposto, è però intervenuta con i suoi tecnici sul terreno di Botolo: « Non è possibile escludere che all’interno dell’area incendiata – si legge in una nota – non si trovi anche qualche pezzo di plastica che può aver dato luogo all’odore caratteristico».

Martina Del Chicca