Pineta di Levante, grido d’allarme

I titolari di chioschi e attività: "Qui ormai è terra di nessuno"

Degrado e abbandono (foto Umicini)

Degrado e abbandono (foto Umicini)

Viareggio, 13 giugno 2019 - "Non c’è solo la Pineta di Ponente". E’ il grido lanciato dagli esercenti del viale dei Tigli, che nella Pineta di Levante si trovano tutti i giorni a lavorare. Eventi e decoro sembrano essere i due tasselli mancanti di un quadro che a una prima occhiata appare davvero desolante. L’abbandono regna infatti sovrano. Quella che un tempo era una zona vissuta da residenti e villeggianti oggi appare terra di nessuno. Frequentata di pomeriggio solo da qualche abitante che porta a spasso il cane o la sera dai clienti dei chioschi rimasti. Pochi, in realtà. Se sul lato destro del viale, venendo dalla Darsena, troviamo vari esercizi chiusi e abbandonati, sul lato sinistro invece c’è ancora chi resiste.

Tra questi c’è Francesco Caibis dello Chalet da Francè. "Purtroppo ci sono molte note dolenti. Come la pulizia della Pineta. Se non lo facciamo noi - che comunque non saremmo tenuti a farlo - nessuno si muove. Altro problema è la raccolta rifiuti, che dovrebbe avvenire più spesso. Anche sulla sicurezza si potrebbe fare di più. La sera uno chiude il locale sperando che non succeda nulla. In più mancano attrattive vere". Sulla stessa lunghezza d’onda Mario Bonuccelli del noleggio di biciclette Numero 3. Peraltro l’unico rimasto.

"Purtroppo la Pineta non è più quella di quindici anni fa - sospira -. Non è più vissuta come un tempo e i risultati si vedono. Regna l’abbandono e il degrado. I tigli avrebbero bisogno di maggior cura e l’erba cresce alta nei fossati. Dovrebbe spettare al Parco tagliarla ma di fatto nessuno fa niente". E aggiunge: "Qua non viene più nessuno perché le attrattive non ci sono più. Una volta c’erano i salti, il trenino, ora sono rimasti solo i gonfiabili di Gommolandia".

Chi invece vede il bicchiere mezzo pieno è Domenico Casabianca dell’osteria pizzeria Ostematto, che ha aperto da poco prendendo il posto del chiosco di Adriano. "Non ci lamentiamo - afferma -. Certo, si potrebbe fare di più e meglio però la situazione non mi sembra così tragica. Quello che però manca sono eventi per valorizzare questo luogo. Per dare un motivo alle persone a venire qui. Per esempio mercatini del food o di altro genere, magari chiudendo anche questo primo tratto del viale".

Alice Gugliantini