Per i cristiano ortodossi domani è Natale Ricorrenza secondo il calendario giuliano

In città soprattutto rumeni, ma anche ucraini e russi che sentono le ripercussioni

I cristiani ortodossi a Viareggio sono soprattutto romeni (1590), ma ci sono anche ucraini (282, in larghissima parte donne), moldavi (126) e russi (110). Non tutti fanno riferimento agli stessi Patriarcati e la guerra ha diviso profondamente gli ucraini, non pochi dei quali guardavano al Patriarcato di Mosca e si sono trovati spaesati e soprattutto feriti per la sovrapposizione tra fede e scelte militari. Onufrij, metropolita che guida il patriarcato ucraino che guardava a Mosca ma ne ha preso molto le distanze, si è avvicinato a quanti sono di rito ortodosso ma fedeli a Roma e si è ipotizzato, anche per ragioni di sicurezza dovute al conflitto, di celebrare il Natale nella data del 25 dicembre, accettando il calendario gregoriano al posto di quello giuliano, in base al quale, invece, epifania e Natale coincidono e vengono festeggiati il 7 gennaio. Dunque, siamo alle porte della manifestazione di un Dio debole e bambino di fronte alla crudeltà delle armi che non risparmia i piccoli, rispondendo a logiche, se così si possono chiamare, inumane. Le vite e le morti vengono ricondotte a "target legittimi". E’ stato un Natale diverso per tutti e lo sarà per le tante badanti che sono tra noi, che magari hanno figli al fronte che non sono poi così diversi da quelli del "nemico". Il vero nemico è un altro e l’unico target da scegliere è una tregua per individuare un possibile percorso di pacificazione. E’ doloroso avere nostalgia di una casa che non c’è più. Poeta dell’essenziale e a fianco delle vittime, Francesco Belluomini racconta così un Natale: "Aneli di raggiungere la terra dopo giorni d’intenso scarrocciare sotto montagne d’acqua del monsone che stringeva d’assedio le fiancate. Un porto nell’imminenza del Natale passeggiando tra luci e sfarfallii, ma niente scaccia il groppo nella gola l’ansiosa nostalgia della tua casa". Che si arrivi presto a questo porto, abbiamo troppi nodi in gola.

Michele Brancale