Ospedale, una mattina di disagi

Code infinite per pagare il ticket e pronto soccorso sotto assedio

Il pronto soccorso dell'ospedale Versilia

Il pronto soccorso dell'ospedale Versilia

Viaregggio, 20 febbraio 2019 - Qualcuno  si è fatto anche un’ora e mezzo di coda, in una hall stracolma di gente che imprecava contro quella che purtroppo non è una novità: il funzionamento di una sola macchinetta automatica per il pagamento del ticket sanitario. Una mattinata caotica e complicata quella andata in scena ieri all’ospedale ‘Versilia’, giunta al culmine di un problema che andava avanti da giorni. Delle quattro macchinette in dotazione per il ticket, da tempo infatti ne funzionavano solo due originando non pochi mugugni. Ieri invece una delle due ha pensato bene di andare in tilt, con i cittadini che si sono sfogati puntando il dito sui dispositivi «obsoleti» che si bloccano ogni volta che c’è un problema di connessione dati.

Con una sola macchinetta in funzione la coda è stata inevitabile. Qualcuno ha contato fino a 60 persone, altri assicurano che erano quasi 100, arrivando prima fino all’ingresso e poi addirittura fin quasi al parcheggio. Disagio che è durato per l’intera mattinata, con un corollario di lamentele che ha travolto anche gli incolpevoli addetti all’Urp, fino a inondare i social. Ma c’è di peggio, perché se il problema delle macchinette prima o poi, si spera, terminerà, lo tsunami di accessi al pronto soccorso sembra invece destinato a proseguire all’infinito. «Questi sono i problemi veri – spiega il responsabile del pronto soccorso Giuseppe Pepe – visto che si viaggia su una media di oltre 200 accessi al giorno, in larga parte anziani ultra80enni, di cui solo il 10% può essere ricoverato in base ai posti letto disponibili. Ma in ogni modo le terapie le facciamo anche agli altri, tanto che spesso dopo le cure non c’è più bisogno del ricovero. Più di una volta mettiamo dei posti letto in più, con ingenti costi aggiuntivi. E’ un lavoro enorme, non ci si ferma mai un secondo. A Cisanello hanno il triplo degli accessi e ci hanno chiesto di accogliere qualche paziente, ma abbiamo dovuto rispondere ‘picche’. E come se non bastasse – conclude – abbiamo a che fare con un’ampia casistica: da chi si presenta con febbre o mal di gola fino a un caso di meningite virale, con una 20enne che ha preso ed è andata da sola a curarsi a Livorno, o una pensionata finita in rianimazione per un’encefalite».