Muore venti giorni dopo lo sfratto. La moglie accusa: 'Non ha retto al dramma'

Riccardo Lombardi, 63 anni, abitava alle case-parcheggio

Ospedale Versilia (foto di repertorio)

Ospedale Versilia (foto di repertorio)

Pietrasanta, 13 ottobre 2018 - Le sue condizioni di salute erano peggiorate una prima volta nel settembre 2017, quando il Comune gli espropriò il terreno in via del Serraglio. Una ‘botta’ a cui Riccardo Lombardi, 63 anni, originario di Tonfano, aveva reagito grazie all’amore della moglie Celestina Hernandez e alla nuova sistemazione alle case-parcheggio al quartiere Accademia. Una vita diventata per niente facile, con continui spostamenti da casa all’ospedale ‘Versilia’ a causa dei suoi problemi polmonari e respiratori. Poi, circa una settimana fa, è arrivata la lettera con cui il Comune ed Erp Lucca hanno annunciato a undici famiglie lo sfratto fissato il 31 ottobre, vicenda di cui abbiamo ampiamente riportato nei giorni scorsi. Missiva a cui il fisico già fragile di Riccardo, detto ‘il pesciaio’, non ha retto, come denuncia la moglie, originaria del Salvador e a Pietrasanta da 20 anni.

«Mio marito, invalido al 100%, è morto giovedì all’ospedale – racconta, in lacrime, Celestina – in seguito a una forte crisi. Si era ammalato un anno fa, dopo l’esproprio del Comune, ed è peggiorato con la lettera arrivata pochi giorni fa. Con questo non voglio accusare nessuno, solo evidenziare come questi due episodi ravvicinati siano stati nefasti per la sua salute. Si sentiva angosciato e negli ultimi tempi diceva che non voleva muoversi da questa casa: rifiutava l’idea di ritrovarci a fine mese in mezzo a una strada». La triste notizia nel frattempo ha scosso la comunità di Tonfano, dove Riccardo era conosciutisissimo per aver gestito una pescheria in via Da Vinci, oltre ad essere stato prelato ed ex dipendente Ersu, nonché tifoso sfegatato della Juve. Oltre alla moglie, Lombardi lascia anche la nuora di quest’ultima (e i suoi tre figli), più tre sorelle e un fratello, con i funerali fissati oggi alle 15,30 ai Macelli. «Non vogliamo soldi – è lo sfogo finale di Celestina – ma un tetto sotto cui vivere, anche per portare via le nostre cose un po’ alla volta».

Daniele Masseglia