Addio Otello, il toscano più vecchio. Se n’è andato alla soglia dei 110 anni

Finanziere in pensione, dal 1962 abitava in città col figlio e la nuora

Otello Pomponi avrebbe compiuto 110 anni a febbraio

Otello Pomponi avrebbe compiuto 110 anni a febbraio

Viareggio, 28 dicembre 2018 -  E’ DECEDUTO alla soglia dei 110 anni di vita, dopo aver battuto quasi tutti i record di longevità. Originario di Sorano in provincia di Grosseto, Otello Pomponi ha abitato prima a Marina di Pietrasanta e poi, per oltre 50 anni, a Viareggio, dove ieri ha cessato di battere il suo cuore d’acciaio. Era nato il 4 febbraio del 1908 e per questo era il toscano più anziano ancora in vita. Da circa un mese, vale a dire da novembre, era stato il toscano più anziano di sempre. Ed era anche il secondo italiano più anziano in vita. Un primato che non ha potuto cogliere soltanto per 25 giorni di differenza.

Lucido fino alla fine, perfettamente autonomo, girava in bicicletta fino a qualche tempo fa. Abitava in città insieme al figlio Paolo 82enne e alla nuora. I suoi occhi vispi ne hanno viste di tutti i colori nel corso della sua lunghissima vita: quando nacque festeggiava il suo ottavo anno di regno re Vittorio Emanuele III, le cui spoglie sono rientrate in Italia proprio pochi giorni fa. Otello è passato da due conflitti mondiali, dalla guerra fredda, dalle contestazioni del ’68, dagli anni di piombo. Fino ai giorni nostri.

Otello Pomponi fu costretto dalla mancanza di lavoro a lasciare il paese natio (Sorano) a 19 anni e ad arruolarsi nella Guardia di Finanza: non per alti ideali, non per spirito di corpo, ma più semplicemente per necessità. Nel febbraio del 1927 fu assegnato in servizio a Pola come volontario allievo guardia. Questa destinazione non era decisamente facile, dato che il compito era la sorveglianza del confine e la lotta al contrabbando: attività quest’ultima particolarmente rischiosa, perché poteva esserci anche il pericolo di colpi d’arma da fuoco. Nella sua prima destinazione ebbe però anche il modo di distinguersi per la sue doti di valente clarinettista, capacità affinata suonando nella banda musicale di Sorano, cosa che gli permise, per più di otto mesi, di suonare nel Corpo Bandistico del Battaglione.

Dopo Pola fu in servizio in altre città e, all’inizio del 1930 su sua richiesta, fu trasferito a Pietrasanta. Nell’estate del 1932 venne assegnato alla Tenuta Reale di San Rossore (Pisa), dove la Guardia di Finanza, insieme ad altri Corpi Armati, doveva provvedere alla sicurezza della Famiglia Reale. Una volta, mentre era di pattuglia con un collega nel parco della Tenuta, ebbe anche la rara occasione di avere un incontro ravvicinato con il Re che ai due giovani, impietriti e sbigottiti alla sua presenza, chiese di dove fossero: “di Sorano” disse Otello con un filo di voce, “ah toscano” rispose il Re, dimostrando una notevole conoscenza geografica. A Pietrasanta Otello aveva conosciuto Linda, la sua futura moglie, e subito pensò al matrimonio.z

Nel giugno del 1940 fu richiamato alle armi: fu assegnato al distretto di Bellocchio che aveva il compito di difendere la costa tra Ferrara e Ravenna. Nel febbraio del 1942 venne trasferito in Albania vicino al lago di Ocrida. Nel 1943, dopo l’Armistizio come accadde per tutti i militari italiani che, nel giro di poche ore ed in molti casi a loro insaputa, si trovarono a passare da alleati a nemici dei tedeschi, anche il comando del reparto di Otello, in mancanza di ordini superiori, si trovò nella situazione di non sapere cosa fare. Decisero di consegnare le armi e arrendersi.Fatti prigionieri furono internati in un campo di concentramento vicino a Dresda. E furono poi liberati dai russi. Per rientrare in Italia attraversò a piedi l’Europa distrutta insieme a un compagno d’armi che era rimasto cieco e a cui lui fece da guida. Nel settembre del ’45 fece ritorno a casa a Marina di Pietrasanta dove per primo abbracciò il figlio di 9 anni che non vedeva da quando ne aveva 4. Si congedò dalle fiamme gialle nel 1956 col grado di appuntato e con una croce di guerra al merito di guerra appuntata sul petto. E di cui andava particolarmente fiero. Il suo cuore ha cessato di battere ancora confortato dalla presenza di quel figlio che oltre 70 anni fa gridava di felicità: «E’ tornato il babbo, è tornato il babbo».