Addio Fauzia, mito della Passeggiata di Viareggio

Se n'è andata a 80 anni dopo una vita passata nel suo bar

Fauzia Paolini con la nuora Serena e il figlio Luigi Cecchi

Fauzia Paolini con la nuora Serena e il figlio Luigi Cecchi

Viareggio, 17 aprile 2019 - "Il segreto di Viareggio è un’umana anarchia, piacere e sfrenata libertà, assomigliare alle risate e alla forza del libeccio". E La Fauzia, rigorosamente preceduta dall’articolo, di quel segreto ben raccontato da Tobino era l’ultima custode. Fauzia Paolini se n’è andata ieri mattina, nel sonno, nella sua casa di via della Guidicciona Est a Torre del Lago. Avrebbe compiuto ottant’anni di umana anarchia il 5 d’agosto. Cinquanta dei quali passati dietro il banco del bar pasticceria in Passeggiata che porta ancora il suo nome: «La Fauzia».

Sue le uniche «bombe» capaci di portare pace. Quelle farcite all’inverosimile di crema, che piacevano agli Avanziniani come alle maschere del Galli. A destra come a sinistra. Le bombe della Fauzia: lanciate a Carnevale come coriandoli, consolazione per gli studenti dopo un’interrogazione sbagliata, simbolo godereccio di questa città. Generose, come lo è stata la Fauzia. Che ha distribuito dolci e consigli alle generazioni cresciute ai tavoli del suo locale. Sincera, accogliente, ironica, con la battuta tagliente sempre pronta. Ne aveva una per tutti quelli che passavano da lei, ne aveva una per sdrammatizzare ogni momento. Avrebbe trovate le parole anche oggi.

Era nata in via Vittorio Veneto, a Viareggio. Ultima di cinque figli. Sua madre Lina Convalle era casalinga, suo padre Veturio capocantiere in Comune. In tempo di guerra proprio lui riuscì a salvare il busto di Shelley: quando nel 1943 i nazifascisti ordinarono di rimuovere e distruggere la statua del poeta, libero pensatore, ateo e rivoluzionario, lui la prese e la nascose in cantina a rischio della propria vita. Di questa storia Fauzia andava orgogliosa, come figlia e come viareggina. Da questa storia aveva ereditato tanto del suo carattere, altruista e coraggioso.

Per la sua famiglia la svolta è arrivata nel ’69. Insieme al marito Alessandro Cecchi, già genitori di Luigi e Franco, decise di aprire la pasticceria. La Fauzia, sfrontata, si infilò tra due colossi: tra Salza e Fappani. E da lì non si è più spostata. La sua forza era ed è ancora la genuinità, dei dolci preparati dal marito e nel rapporto con i clienti. La Fauzia era ed è ancora un locale-famiglia, punto di riferimento, icona. Cresciuto insieme al figlio Gigi e alla nuora Serena. E quando poi anche il nipote Alessandro ha preso con il nonno il timone della pasticceria la nonna Fauzia ne ha approfittato per riposarsi. Aveva esaudito il suo sogno, riunire dietro quel bancone il suo mondo. Un sogno che si è spezzato, con la tragica scomparsa del giovane Alessandro rimasto vittima di un incidente. Un dolore troppo grande da cui la Fauzia è stata protetta.

Oggi alle 15 a Sant’Antonio, nella chiesa che ha accolto la città per l’addio al suo Ale, l’ultimo saluto alla regina delle bombe.

Martina Del Chicca