Viareggio, decine in coda per un pasto caldo: viaggio nella mensa dei poveri

Seduti alla mensa dei poveri di San Francesco, tra solitudine e precarietà

Una mensa della Caritas

Una mensa della Caritas

Viareggio, 15 gennaio 2018 - C’è Marco, un cinquantenne pratese che ha perso il lavoro e abita da un amico al Marco Polo. C’è Stefano, che dopo la separazione non si è più ripreso. C’è anche Matteo, trentenne viareggino che ha deciso di vivere così: fa qualche lavoretto ogni tanto, e dorme e mangia dove capita.

C’è perfino una coppia di giovani fidanzati, che non trova un’occupazione. Alla mensa dei poveri del convento dei Frati della Parrocchia di Sant’Antonio non ci sono solo clochard, anziani o extracomunitari, ma sempre più persone che sono rimaste intrappolate nella morsa nella crisi o hanno visto andare a gambe all’aria il loro matrimonio.

Ma anche persone che hanno problemi psichiatrici o di tossicodipendenze, e altri che hanno perso i familiari o che hanno rotto con ogni rapporto, e si sono ritrovati in mezzo a una strada. Oltre cinquanta uomini, e qualche donna, invisibili, che tutti i giorni si ritrovano a mezzogiorno davanti al cancellino lato Pisa del Convento. 

«Il numero  è in costante aumento e gli italiani sono sempre di più» ci racconta Grazia, la veterana dei volontari francescani che da oltre 20 anni, tutti i giorni, viene da Lido per servire chi non ha i soldi nemmeno per mangiare. Con un sorriso e una parola per tutti. Suona la campanella, ci si alza i piedi e si dice la preghiera di ringraziamento, poi si mangia: ieri c’erano penne al pesto, braciola impanata e fritta, patate, yogurt e infine il panettone. «Riusciamo a organizzare tutto ciò grazie alla Conad, ad associazioni e cooperative che ci portano i generi alimentari e all’aiuto di tanti viareggini». Quando arrivano i piatti, torna la felicità su volti provati dalla vita

Ogni tanto, fuori dal cancello, scoppia qualche litigio, volano urla e sputi: c’è qualcuno che pretende il pasto ma non ha il buono, che viene consegnato dopo un colloquio. Ogni tanto arrivano perfino le forze dell’ordine per calmare e portare via qualche esagitato. «I “ragazzi” che mangiano da noi sono bravi, e se succede qualcosa si danno da fare per calmare le acque» prosegue la Grazia. Nelle cucine ci sono Massimo e Alessandro, anche loro vengono da Lido: dopo aver finito la stagione si dedicano al volontariato. «Lo faccio perché faccio del bene a me stesso e faccio del bene a loro» ci dice Massimo. Ci sono anche Luciano, Giuliano, Ottavio e Giulia, quest’ultima è un’altra veterana e si occupa della dispensa. E poi c’è Khalid, tunisino, il tuttofare, che serve, sistema, pulisce e va a buttare il via la spazzatura. Il responsabile della mensa è Padre Ferdinando. Sono gli angeli della fame, una fame che in città si fa sempre più sentire. D.P.