Gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia in relazione ai prestiti erogati dalle banche a imprese e famiglie sono preoccupanti: sono diminuiti i prestiti alle Pmi del 7% pari a 55 miliardi di euro e sono crollati i mutui (-28%). Sono aumentate di contro le sofferenze ossia i debiti bancari non pagati del 12,6%. Il dato complessivo è negativo perché i finanziamenti a medio lungo termine accompagnano gli investimenti strutturali delle imprese. Queste condizioni tolgono liquidità al sistema economico e i tassi elevati non riducono i prezzi e gli oneri bancari complessivi. L’inflazione erode il potere d’acquisto e rende il sistema meno solvibile. In questo quadro gli alti tassi della Bce hanno aiutato la finanza e i bilanci delle banche (30 miliardi circa) ma hanno nuociuto alla economia produttiva e agli investimenti che generano sviluppo e occupazione. Inoltre se le sofferenze bancarie dovessero aumentare si creerebbero le condizioni per una restrizione di fatto delle erogazioni creditizie con ulteriore avvitamento delle condizioni di affidamento per le Pmi e con aggravio del loro capitale circolante e la minore disponibilità per gli investimenti. La situazione potrebbe migliorare in modo significativo se, essendosi ridotto il processo inflattivo, la Bce mettesse di nuovo mano ai tassi di riferimento abbassandoli progressivamente fino ad accompagnare il rientro dell’inflazione a tassi giudicati compatibili (2%).
CronacaMeno prestiti e più insolvenze. Ora è necessario abbassare i tassi