"Macché discussioni, la malattia è mortale"

Il dottor Pardini convintissimo dell’utilità del rimedio: "Le controindicazioni riguardano 1 su un milione"

Migration

Vaccinarsi contro il Covìd, sì o no? Parola all’esperto. Il dottor Massimo Pardini, medico di famiglia stimato e molto conosciuto a Viareggio, ci aiuta a capire meglio la materia.

Dottore, sarà utile vaccinarsi contro il Covìd? Se sì, perché?

"Senz’altro sì, senza discussioni, perché il Coronavirus è una malattia mortale. Non mortalissima, ma parliamo comunque del quattro per cento di morti sul totale dei malati, che non sono pochi. E i vaccini sono una delle attività mediche che salvano le vite con sicurezza. Succede fin dai tempi delle infezioni vaiolose. I vaccini hanno levato di torno malattie come il vaiolo e la polio, e hanno dato una grossa mano per la tubercolosi. Altra cosa è il vaccino per l’influenza che è una malattia raramente mortale, ma ai miei pazienti consiglio comunque di farlo. Con il Covìd siamo di fronte a una malattia molto più importante; lo mettessero domani, lo farei subito per me e per la mia famiglia".

C’è chi parla di rischi legati alle vaccinazioni, però.

"Il discorso è che il rischio a vaccinarsi, calcolato per quel che riguarda l’unica, vera controindicazione, riguarda un caso su un milione. E’ chiaro poi che nessun vaccino è efficace al cento per cento, poi non coprono vita natural durante e quindi andranno ripetuti. Però, di fronte alla possibilità di vaccinare, non ho dubbi e spero che nessun mio paziente li abbia. Nello specifico, ancora non sappiamo come sarà il vaccino per il Covìd, si sta lavorando su diverse tipologie ma mi fido della comunità scientifica internazionale".

In poche parole, qual è il funzionamento di un vaccino?

"Funzionano in tanti modi. Ce ne sono vari tipi che agiscono su tipologie diverse di proteine virali. In sostanza, si prende una proteina virale, si aggancia a un componente e si presenta al nostro sistema immunitario che, in questo modo, impara a riconoscerla e a reagire. La cosa fondamentale è che questa particella del virus ha la capacità di farsi riconoscere, ma non quella di infettare. Con il vaccino non viene ’iniettata la malattia’, come si sente dire in giro, ma soltanto alcuni pezzetti di virus che non fanno ammalare, ma riescono a far sviluppare all’organismo le difese necessarie".

Daniele Mannocchi