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Lo scultore Canova pronto a lasciare il testimone "C’ero già quando festeggiammo i 100 anni"

Allievo di Marcello Tommasi nel 1971 iniziò come aiutante di Ademaro Musetti che creò "Palloni Gonfiati".

Lo scultore Canova pronto a lasciare il testimone "C’ero già quando festeggiammo i 100 anni"

Indipendentemente da quello che sarà l’esito della classifica delle Mascherate di Gruppo, quella di questo 2023 sarà l’ultima opera in concorso dello scultore (allievo di Marcello Tommasi) Michele Canova.

È lo stesso Canova a confermarlo. "Con il 2023 – anticipa Canova – la mia esperienza al Carnevale finisce. Ho iniziato nel lontanissimo 1972 e, dopo 15 anni da apprendista operaio e 36 da costruttore, credo di meritarmi la pensione, anche perché ho raggiunto i 68 anni d’età". Una storia lunga più di mezzo secolo, quella fra Canova e Carnevale; una storia che ha attraversato date storiche della manifestazione. "Adesso festeggiamo il 150° compleanno del Carnevale – racconta emozionato – ed io c’ero già addirittura per il 100esimo. Avevo iniziato solo l’anno prima, nel 1972, ma c’ero come aiutante di Ademaro Musetti per la costruzione ‘Palloni Gonfiati’". Poi la lunga gavetta, partita da impastino, fino a ruoli più importanti "con Paolo Lazzari, Carlo Vannucci, Gianluca Cupisti, con cui firmai la prima mascherata nel 1985, fino a Davino Barsella, con cui esordì in Seconda Categoria con ‘Il trionfo dell’amore’". Avventura in Seconda Categoria protrattasi fino al 1995.

"Quella retrocessione ancora un po’ mi brucia – ammette – perché non era meritata e temo fosse stata studiata a tavolino". Poi tanti anni nelle Mascherate, con qualche podio ma senza mai l’alloro principale. "Le gratificazioni migliori – puntualizza ancora – le ho ricevute extra Carnevale, con la realizzazione nel 2002, con il Laboratorio dell’Effimero, della scenografia per il Festival Pucciniano per la Manon Lescaut del maestro Jgor Mitoraj, di cui sono divenuto anche amico al punto tale da realizzare, stavolta nel 2006, anche la scenografia di Tosca. Adesso potrò dedicarmi maggiormente alle mostre. Lascio una categoria con giovani molto promettenti che il sistema di promozione-retrocessione non valorizza. Un tempo erano i costruttori che indicavano quali ragazzi avevano le potenzialità di passare da una categoria all’altra, forse è arrivato il momento di ritornare indiero".

Sergio Iacopetti