
di Daniele Masseglia
Che un pollo, ogni tanto, ci lasci le penne per i motivi più disparati è un episodio pur sempre doloroso ma che rientra nella casistica. Che muoiano trenta esemplari tutti d’un botto, ancora non si sa se lo stesso giorno o in maniera progressiva, è invece motivo di allarme. Purtroppo giustificato nel caso di un’azienda agricola pietrasantina: ad uccidere così tanti polli è stata infatti l’influenza aviaria. Il focolaio è stato trovato in via del Padule, in una località compresa tra il Pollino e Focette, e in base alle controanalisi dell’Asl l’episodio potrebbe sfociare nell’emissione di un’ordinanza con annessa istituzione della zona rossa per diversi chilometri.
In attesa di riscontri ufficiali sui tempi legati al decesso dei polli, certo è che il personale del Dipartimento di prevenzione Asl, che ha sede all’ex ospedale “Lucchesi“ di Pietrasanta, è intervenuto sabato dopo la segnalazione dei titolari dell’azienda agricola. Quest’ultimi sono comprensibilmente preoccupati per quanto avvenuto: contattati dal nostro giornale hanno preferito però, al momento, non rilasciare alcuna dichiarazione. Fatto sta che i tecnici dell’azienda sanitaria hanno effettuato una serie di campionamenti sia sugli animali trovati senza vita sia sugli altri, compresa un’oca che pur essendo potenzialmente a rischio alla fine, invece, si è salvata ed è risultata in buono stato di salute. In contemporanea sono stati informati sia il sindaco Alberto Giovannetti, in quanto autorità sanitaria locale, sia l’ufficio ambiente del Comune. L’Asl ha comunicato, in sostanza, l’esistenza di un focolaio di influenza aviaria nell’azienda agricola esaminata, ma eventuali provvedimenti saranno presi solo dopo l’esito di analisi e controanalisi.
La speranza di tutti è che la malattia infettiva, dovuta a un virus influenzale di ceppo A (orthomyxovirus), sia stata circoscritta senza alcun rischio collaterale. In caso contrario scaterà invece un’ordinanza, emessa dall’Asl o dall’istituto zooprofilattico di Firenze, con l’istituzione di una zona rossa con un raggio di 3 chilometri, più una zona gialla, come fascia di rispetto, di altri 7 chilometri. Va da sé che la zona rossa implicherebbe alcune restrizioni per contenere l’infezione e scongiurare il rischio che il virus si diffonda in maniera incontrollabile nelle zone ad elevata densità avicola con gravi danni alla salute animale. L’ultimo precedente, in territorio pietrasantino, risale allo scorso ottobre quando a causa di un’infezione da febbre dengue riscontrata in zona Ponterosso-Crociale fu disinfestata tutta la zona ma in un raggio di 100 metri, mentre ora si parla di diversi chilometri.