L’estate di Messina Denaro al Forte Graviano: "Ci piaceva il Carnevale"

Il racconto del pentito Tranchina: "Arrivavano borse piene di milioni di lire per fare shopping nelle boutique"

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di Enrico Salvadori

In molti hanno ipotizzato che in questi trent’anni di latitanza lui in Versilia fosse tornato, naturalmente con false generalità come quelle che utilizzava quando ieri lo hanno arrestato in una clinica di Palermo. Quel che è certo è che l’ultima estate senza che fosse un super ricercato Matteo Messina Denaro la trascorse da noi. Lo dicono i verbali, lo confermano le deposizioni.

Nell’estate 1993 Matteo Messina Denaro, il boss dei boss, è in vacanza in una villa del Forte con il figlio e con lui ci sono i fratelli Graviano. E’ la stagione della mafia stragista e due dei Graviano, Giuseppe e Filippo, saranno arrestati nel dicembre successivo mentre Messina Denaro, detto Diabolik o ‘U’Sicco, da quell’avvistamento in Versilia sparisce nel nulla. Un fantasma fino a ieri quando è finito nella rete di chi lo cercava da troppo tempo. Giuseppe Graviano confermò qualche anno fa: “Le nostre vacanze erano in Versilia, a Venezia o in Sardegna d’estate. A Courmayeur d’inverno ma ogni Carnevale eravamo a Viareggio perché ci piaceva troppo”.

In Versilia ma anche a Viareggio arrivavano pure soldi e documenti. Il pentito Fabio Tranchina, ex autista dei boss, lo ha raccontato ai giudici. “Ho visto borsoni pieni di soldi, anche 10-20 milioni in contanti, solo per andare a fare shopping nei negozi di lusso a Forte dei Marmi e in Sardegna, e per puntate nei night-club”. Ma c’è anche una curiosità che riguarda la zona degli ex hangar del Carnevale di Viareggio. Qui un toscano di 45 anni con qualche precedente avrebbe ricevuto una valigetta con documenti da un siciliano residente in città e l’avrebbe portata a Palermo in auto per consegnarla ai boss. Michele Giuttari, ex capo della Squadra Mobile di Firenze e allora responsabile delle indagini della Direzione investigativa antimafia di Firenze nel suo libro ‘Confesso che ho indagato’ ha parlato del rapporto tra Messina Denaro e la Versilia.

Giuttari con il procuratore Pierluigi Vigna fece un sopralluogo al Forte. “Arriviamo a Forte dei Marmi che è già buio e individuiamo finalmente l’agenzia immobiliare che stiamo cercando. Si trova sulla strada principale che sbocca sul lungomare all’altezza del pontile. Rintracciamo il titolare che si dichiara disponibile ad aprire l’ufficio per consultare gli atti di affitto. Gli spiego che il periodo che ci interessa è quello dell’estate ‘93, e che gli affittuari dovrebbero essere dei siciliani. Ci riferisce, infatti, di aver affittato in quel periodo una villa appartenente a un suo vecchio cliente, un industriale milanese, Enrico Tosonotti, proprietario di un’altra villa poco distante. Il canone per i tre mesi estivi era di 25 milioni di lire pagato tutto in una volta e in contanti. Decidiamo di ascoltare i proprietari che sono anziani ma ricordano tutto. Ci spiegano che gli affittuari hanno lasciato la casa in anticipo, forse era accaduto qualcosa di grave che li aveva costretti a partire. Per la fretta avevano lasciato due biciclette, chiedendo al giardiniere di inviarle a un indirizzo siciliano. Accertammo che le avevano acquistate i Graviano e le aveva spedite il giardiniere tramite la Calcagnini Trasporti a tale Giuseppe Vasile, in Corso Tukory 8 a Palermo. Giuseppe Vasile era il titolare di un’azienda di pulizie e suo figlio Leonardo era stato arrestato nell’ottobre 1993 per favoreggiamento dei Graviano”.

L’antimafia fiorentina appurerà anche altri elementi della vacanza al Forte del super latitante e dei suoi amici. “Nella villa – dice Giuttari nel libro – sono stati saltuariamente i tre fratelli Graviano con le rispettive fidanzate, Giuseppe Vasile e la moglie Fedora Puma e Matteo Messina Denaro, che si faceva chiamare ‘Paolo’, con la sua ragazza”.