
L’estate di fuoco rosso sangue Gli anni di tensione a Lido Il rogo dello storico bar Versilia
Agosto 1973, Lido di Camaiore: una calda estate da tutto esaurito. Però...., c’è un però che vale la pena ricordare, Per non dimenticare. E’ vero, in quei mesi le categorie economiche si stropicciavano gli occhi vedendo il fiume di gente che ogni giorno popolava la spiaggia, la Passeggiata e le strade del commercio. L’atmosfera era gaudiosa, ma nel Paese la strategia della tensione e il terrorismo rosso e nero cominciavano a seminare preoccupazione. E fu così anche a Lido di Camaiore, dove da alcune settimane un bar della Passeggiata, l’allora “Bar Versilia” era gestito da una persona che non nascondeva in alcun modo le sue simpatie per la destra-destra, nell’orbita di Avanguardia Nazionale. Il locale era così diventato il punto di incontro giornaliero di tutti coloro che condividevano il suo pensiero, tanto da creare attorno al bar una sorta di zona dalle quale dovevano tenersi alla larga chi la pensava in modo diverso, in particolar modo i “rossi” più a sinistra. Le prime avvisaglie che quella stagione estiva non sarebbe scivolata via liscia sul piano delle sicurezza si ebbero ad aprile con i primi scontri in Passeggiata fra ragazzi di diversa fede politica. Carabinieri e polizia cominciarono a intensificare i controlli. Ma nel pieno dell’estate, con tanti villeggianti provenienti da tutta Italia, Lido di Camaiore si trasformò in una polveriera: il 21 luglio un attentato incendiario contro il bar Versilia (danni per cinque milioni), poi nella serata del 24 luglio una maxi-scazzottata, con tavolini dei bar utilizzati da ariete contro i rivali, fra rossi e neri. La situazione era davvero esplosiva.
Domenica 26 agosto, intorno alle 10,30 Franco Poletti, 18 anni di Viareggio, mentre stava vendendo “L’Unità” (il giornale del vecchio Pci) in Passeggiata venne aggredito e accoltellato da tre giovani: altri ragazzi che erano con Poletti rimasero leggermente feriti. Poletti, in grave condizioni, venne trasportato all’ospedale e sottoposto ad un intervento chirurgico. I quattro aggressori fuggirono ma la morsa di polizia e carabinieri funzionò: vennero infatti fermati al casello Versilia mentre cercavano di far perdere le loro tracce dirigendosi a Trieste, la città dalla quale erano arrivati per rinforzare il servizio di sicurezza ‘privato’ attorno al bar Versilia. Tre degli aggressori avevano 19 anni, il quarto era di un anno più grande. La risposta dei “rossi” arrivò il giorno dopo, con una maxi-manifestazione di protesta: Lido di Camaiore era una polveriera, nonostante i turisti preferissero il sole e la spiaggia alle beghe politiche. Da mezza Toscana non solo arrivarono i rinforzi di polizia e carabinieri, ma anche simpatizzanti di sinistra. Sfilata del corteo di protesta, non meno di millecinquecento persone, sul viale Colombo con comizio in piazza della Chiesa, bandiere rosse e slogan, in un’atmosfera che vagamente assomigliava alla saga di Giovanni Guareschi, di Peppone e Don Camillo: il parroco della chiesa del Sacro Cuore però non fece niente. Ovviamente l’area attorno al bar Versilia era presidiata in forze da polizia e carabinieri. Gli anfibi indossati dai poliziotti della “Celere” erano la cartina tornasole che le forze dell’ordine si aspettavano una buriana. E buriana fu, quando molti manifestanti provarono a forzare la barriera umana di protezione del “Versilia”: scontri, lanci di bombe carta, lacrimogeni, sassaiole. Ma in realtà quella dei manifestanti fu una manovra diversiva, perché l’assalto - andato a segno - al bar Versilia, venne portato dal mare.
Utilizzando un paio di pattini, partiti dalla zona vicino alla foce della Fossa dell’Abate, alcuni dimostranti sbarcarono sulla spiaggia all’altezza del bar Versilia, difeso sul davanti ma non sul fronte mare; le bombe molotov lanciate dentro il locale, fecero il resto. Non ci furono feriti perché il bar era chiuso al pubblico. Il rovinoso rogo non placò gli incidenti. Solo nel tardo pomeriggio, quando il crepitio delle fiamme iniziava a stemperarsi, gli incidenti diventarono semplici scaramucce. Ovviamente feriti e ammaccati, da una parte e dall’altra. Il bar Versilia - per i giovani di sinistra, la pietra dello scandalo - era stato “punito” e messo in ginocchio. Molti abitanti della zona ricordano ancora oggi l’odore acre dei lacrimogeni e le difficoltà nel respirare. Franco Poletti se la cavò, chi era con lui ricorda ancora oggi, con terrore, il luccichio delle lame degli aggressori, il sangue. Dunque, negli “Anni di piombo” e della “Notte della Repubblica” c’è anche una particina secondaria per Lido di Camaiore, agosto 1973: purtroppo per il nostro Paese, il peggio, ma peggio peggio, doveva ancora arrivare.
Giovanni Lorenzini