Cuoco pagato tre euro l’ora. Albergo sotto accusa

Lo sfogo di un 42enne in prova per una settimana. "Ma quale reddito di cittadinanza, la gente scappa per queste cifre da fame"

Una cucina (foto repertorio)

Una cucina (foto repertorio)

di Daniele Masseglia

Meno di tre euro l’ora. Per la precisione 2,67 dopo aver lavorato otto ore al giorno per una settimana nella cucina di un albergo della Versilia. "E’ un’offesa alla mia dignità", sottolinea un pietrasantino di 42 anni, sposato e padre di un figlio, ingaggiato per quello che doveva essere un periodo di prova. E’ talmente deluso da domandarsi se all’origine della scarsità di dipendenti nelle strutture turistiche della nostra zona ci sia davvero il reddito di cittadinanza o se invece siano queste paghe da fame a far desistere anche chi ha i migliori propositi. E’ vero che la cifra non era stata pattuita, ma mai avrebbe pensato di ricevere il misero equivalente di due caffè per ogni ora di lavoro.

L’uomo, che dopo aver preso la paga ha interrotto la sua esperienza con l’albergo, ha ricevuto la brutta sorpresa al termine della settimana di prova. "Con i titolari non avevo deciso alcun compenso – racconta – anche perché davo per scontato che sarebbe stata una cifra equa, ragionevole. Invece quando mi sono visto consegnare 150 euro, tra l’altro versati dopo due settimane, non sapevo come reagire. Ho lavorato 8 ore al giorno, significa aver ricevuto 2,67 euro all’ora. Mi sono rivolto all’ispettorato del lavoro, ma senza risposta. Con quella cifra non ci ho pagato neanche la benzina". Un’esperienza che il 42enne non scorderà tanto facilmente, sebbene sia un film già visto come insegnano i vari casi avvenuti anche all’interno di ristoranti. "Dicono che il reddito di cittadinanza sia la causa della mancanza di manodopera – conclude – ma se questi sono gli ’incentivi’ dove vogliamo andare? Nessuno pretende 2mila euro, ma che paghino il giusto altrimenti così fanno scappare le persone. Ci vorrebbero una riforma del lavoro e controlli a tappeto. E’ una cosa vergognosa".