
Adele Pardini, sopravvissuta all’eccidio del 12 agosto 1944 è intervenuta all’inaugurazione della mostra «Raccontare la sopravvivenza» all’Università di Costanza
Adele Pardini, la superstite della strage di Sant’Anna, è salita all’Università di Costanza per inaugurare la mostra “Raccontare la sopravvivenza. Sant’Anna di Stazzema 12 agosto 1944 - 2024” realizzata da studenti tedeschi. Con lei una delegazione dell’Associazione Martiri di Sant’Anna: Graziano Lazzeri, figlio di Adele, e Massimo Pieri figlio di Enrico Pieri. A riceverli alcuni professori dell’università, e l’assessore della città Andreas Osner. Adele poi ha fatto un incontro davvero degno di una rappacificazione fra il popolo italiano e quello tedesco: ha colloquiato con Peter Gobmeier, figlio di una Ss nazista che operò sulla Linea Gotica e probabilmente anche a Stazzema. L’iniziativa si è svolta a Lutherkirche di Costanza, dove Adele Pardini e l’associazione Martiri di Sant’Anna hanno incontrato circa 200 studenti in due dipartimenti universitari e alla sede della mostra. Prima i i saluti alla delegazione da parte del professore Rüdiger Wilhelmi, prorettore per la didattica dell’Università di Costanza, poi la testimonianza di Adele che ha raccontato ciò che accadde alla sua famiglia il 12 agosto 1944. Al termine degli interventi, la visita guidata che ha ufficialmente inaugurato la mostra che è esposta al Bürgersaal fino a fine maggio. La toccante e densa esposizione, fatta di testimonianze video, documenti fotografici e scritti, era già stata allestita, per la prima volta, a Sant’Anna ema la scorsa estate, dal 12 al 25 agosto, nella Fabbrica dei Diritti. "Anch’io ho una storia familiare vicina a questo tema – ha detto l’assessore Osner – il nonno della mia assistente personale, Alexandra Bek, proveniva dalla Toscana. A soli 18 anni fuggì dalla prigionia tedesca e si nascose tra le colline delle Apuane. Da lì, assistite con i suoi occhi alla distruzione di Sant’Anna. Decenni dopo nel 2014, qui a Costanza, incontrò Enrico Pieri, un sopravvissuto al massacro. Non ci sono più, ma le loro storie vivono ancora".