"La mia Versilia che fu Ma ancora la racconto"

Il mitico fotoreporter Colombo iniziò a fare scatti in tempo di guerra. "Mai rubato immagini ai personaggi famosi: erano loro a cercarmi".

di Francesca Navari

L’inossidabile paparazzo. Colombo Francesconi, 89 anni (con tanto di patente rinnovata) è il lucido testimone di una Versilia che fu, timoniere di una professione mortificata da selfie e improvvisazione. Ancora oggi ricorda quando sua mamma cucinò il coniglio in umido a Mina, e i tanti nobili che avevano il vezzo delle foto. Lui che ha vissuto in mezzo alle star respirando la Viareggio dei fasti e la Bussola di Bernardini, va fiero di quel carattere rustico e saggio di campagna che gli ha permesso di tenere sempre i piedi per terra. E in quelle poche parole che ripete a refrain ("guardare, ascoltare e dimenticare") sta la logica di un professionista che ha fatto della riservatezza il punto di forza dopo aver attraversato "cinque generazioni di benestanti". E così, sguardo fiero e panama in capo, continua a girare con la macchina fotografica sulla spiaggia della Versilia. Tenendo sotto chiave in un magazzino top secret quel prezioso archivio da un milione di scatti.

Quando è iniziata la lunga carriera?

"In tempo di guerra sfollarono dalle mie parti, sulle colline di Pontemazzori, i due fratelli Magrini, fotografi di Puccini, che mi portarono a Viareggio e mi insegnarono a fare le foto con la Leica senza telemetro. Così cominciai a fare presenza fissa al bagno Dori. Un giorno mi fermò la fotografa Vespignani: ero un ragazzino e mi regalò la bicicletta invitandomi ad andare a lavorare da lei. Mi spostai nella zona che più amavo di Viareggio: tra il Grand hotel Royal, l’Astor che allora aveva le torrette, il Kursaal, l’allora ristorante Gianni Schicchi e la gioielleria Calosci vicino alla quale abitava Sandra Milo che era di una bellezza eclatante".

Da lì è partita l’escalation di contatti illustri...

"Vespignani aveva l’esclusiva dei ritrovi più gettonati: negli anni Cinquanta ero al Principino. Ho conosciuto il conte De Micheli, gli Scacciati, i Maschietto, i fratelli Barsanti, la baronessa Blanc che aveva la villa di fronte. A quel tempo Città Giardino non esisteva: c’erano solo dimore signorili e in via Zara il ristorante di legno Petrolle. Il primo condominio fu costruito proprio di fronte alla villa di Angelo Moratti. Ero un ragazzino furbo, camminavo scalzo e scattavo le foto, girando nei paraggi e facendomi ben volere da tutti".

Com’era la Viareggio by night?

"C’erano la Capannina di Raffa e il Caffè Margherita dei fratelli Orselli dove si ballava dalle 17 alle 20 nel giardino. In Capannina si esibivano le grandi orchestre come quella di Xavier Cugat, c’era Aldo Valleroni, e arrivavano Mina col fratello Girolamo che avevano un’orchestrina e passavano a trovare Raffa"

Poi ecco la Bussola dove è rimasto per decenni...

"In inverno lavoravo nel laboratorio che i Vespignani avevano all’Abetone: un’estate tornai e il fotografo della Bussola mi propose di fare le foto al posto suo. In cambio mi avrebbe dato il 50% del guadagno. Accettai subito e in spiaggia paparazzai il dirigente Fiat Vittorio Valletta sotto la tenda con la segretaria. Erano gli anni di Piero Giannotti con Delia Scala, dei fratelli Lebole, del conte Del Buono"

Lo scatto più bello?

"Non saprei. Però adoravo come artista Gastone Parigi"

Quello rubato?

"Mai successo. Sono sempre stati i personaggi a cercarmi per avere una foto da me"

La foto persa?

"La sera della contestazione fuori dalla Bussola fui oggetto di pestaggio. Mi ruppero un dente e mi strapparono via la macchina fotografica con un rotolino pieno di scatti. Era stato Sergio Bernardini a chiamarmi quella sera chiedendomi di fare il servizio. Ho perso tutte le foto ma non ho mai provato rancore per chi mi ha aggredito"

Il ricordo di Bernardini?

"E’ stato l’unico che ha portato in Versilia la bellezza. Un vero signore che si è goduto la vita frequentando personaggi come Gassmann e Walter Chiari. A quei tempi il bagno La Bussola per sua scelta aveva solo 15 tende con cabina per i suoi amici, gli altri li piazzava al vicino Barattolo. Era un imprenditore lungimirante: con Carosone incassò 50 milioni di lire a metà anni 60"

Gli imprenditori di oggi?

"Pensano solo a fare soldi. Cantanti e politici investono in bagni e hotel. L’unico che mantiene una clientela nobile e uno stile di accoglienza è Vittorio Maschietto dell’Augustus"

E Mina com’era?

"Ricordo quando venne a Massarosa ospite da mia mamma che le cucinò il coniglio con le patate. Mina ricambiò invitandoci in una villa a Forte e servendoci spaghetti alla puttanesca"

Come mai non ci sono più fotografi?

"Tutti ad ’aggeggiare’ con i cellulari. Io ne ho uno da 10 euro. Essere veri paparazzi significa essere artigiani certosini e avere personalità"