Investigatori privati, addio tradimenti; ora sono segugi aziendali

Furti, vendita di segreti industriali, assenze-truffa al centro del lavoro dopo che la legge sulla privacy ha cambiato il settore

Investigatore privato (foto di repertorio)

Investigatore privato (foto di repertorio)

Viareggio, 3 dicembre 2017 - Nascosto dentro una macchina oppure appollaiato sul ramo di un albero. E’ lo stereotipo dell’investigatore privato raffigurato così in mille commedie all’italiana del cinema anni Settanta e Ottanta. Sempre alla ricerca delle prove di un tradimento coniugale. Oggi non è più così. Il lavoro dell’investigatore privato è cambiato, ha forse perso un po’ del suo originario fascino, ma non per questo è passato di moda. Le infedeltà coniugali, con l’introduzione della legge sulla privacy, non possono più essere il suo campo d’azione. Ma ci sono altri tipi di infedeltà – quelle del lavoratore – che invece vengono passate sotto la lente d’ingrandimento degli Sherlock Holmes del nuovo millennio: dipendenti che usfruiscono di permessi per assistere un familiare e invece vanno al mare o a cacciare, altri che vendono segreti industriali, altri ancora che si mettono in malattia e vanno a svolgere un secondo lavoro. Al tempo della crisi economica che ha messo in ginocchio l’Italia ci si inventa di tutto. E spesso sono proprio i colleghi di lavoro, stufi di sgobbare per gli altri, a fare le prime denunce...

Ne abbiamo parlato con Gianluca Bartalini che dirige l’agenzia investigativa Fox con sede principale a Viareggio e succursali in tutta Italia.

Chi è oggi un investigatore privato?

«Per lo più un giovane laureato in giurisprudenza, informatica, economia che ha preferito la strada dell’indagine investigativa alla libera professione. Oggi le conoscenze giuridiche, tecniche e informatiche sono indispensabile per la nostra professione».

Quindi addio ai vecchi metodi dell’investigatore privato?

«Non sempre è vero. La maggior parte delle infedeltà aziendali vengono scoperte attraverso attività di sorveglianza e pedinamento, dove i nostri investigatori, attraverso videocamere, documentano la realtà dei fatti con prove inconfutabili in giudizio. La nostra relazione e i filmati sono documenti utilizzabili in Tribunale e pertanto con il valore di prova legale».

E quali sono i comportantementi scorretti o illegali più comuni?

«Molto spesso c’è chi abusa dei permessi 104 e anziché assistere il familiare se ne va al mare o impegna il tempo per questioni diverse dell’assistenza. In tal caso commette una frode al sistema previdenziale nazionale, cosi come chi in malattia è stato trovato ad allenarsi per per una gara di ciclismo. Oltre al licenziamento per giusta causa vi è anche l’aspetto penale di frode al sistema previdenziale. Sfociano poi in ambito penale anche ovviamente tutti i licenziamenti per furto, dove i più comuni sono di materiale, di combustibile oppure di denaro di cassa, ma anche quei licenziamenti che riguardano l’utilizzo di un bene aziendale per uno scopo privato. Quello che per la pubblica amministrazione è peculato nelle aziende private il reato ipotizzato è di appropriazione indebita. Un caso che capita spesso è proprio quello dell’utilizzo del Pc aziendale per attività private legate spesso a una seconda attività lavorativa. In questi casi più che pedinamenti e appostamenti si svolgono indagini dirette sul Pc ricostruendo attraverso un’analisi forense tutti i file che sono transitati su tale mezzo di lavoro».

E poi c’è la concorrenza sleale...

«E’ vero. Infatti molto spesso le indagini non rivelano solo un falso malato o infortunato ma una concorrenza sleale in quanto l’attività svolta viene fatta a favore di una ditta concorrente. Accade anche che dipendenti esportino dati aziendali per rivenderli a terzi».

Un esempio?

«Un’importante azienda informatica trovava i suoi prodotti rivenduti da una azienda con sede in India. Che si trattava degli stessi dati della azienda nostra cliente era evidente in quanto riportavano gli stessi errori ortografici o dei nomi dati di fantasia riportati in alcuni passaggi. Per la risoluzione del caso si avviò una attività di indagine complessa alla quale si giunse, attraverso pedinamenti, informazioni e analisi di profili su social network: incastrammo due consulenti esterni e un dirigente della azienda nostra cliente».