Giulio Bertolli (a destra nella foto) Mè l’avventura impersonificata e senza fine. E’ stato l’ottantaduenne pilota Giulio Bertolli la vera sorpresa della massacrante Dakar 2024, la gara off road più importante e più difficile al mondo. Abituato da sempre a viaggiare instancabilmente, Bertolli, che fa parte della notissima famiglia lucchese di imprenditori oleari, ha detto: “Il deserto è qualcosa di naturale per me”. E lo ha dimostrato anche stavolta in quell’immenso mare di sabbia nel bel mezzo della penisola arabica, con la Mitsubishi Pajero 3.2 “old style”, preparata da Renato Rickler (a sinistra nella foto). Giulio Bertolli ha vissuto per decenni tra Kenya e Sudan e ha una spiccata familiarità anche con le auto d’epoca e le lunghe spedizioni, come dimostra la sua partecipazione alla tostissima Pechino-Parigi.
Come ci si sente a sfrecciare dentro un abitacolo spartano, tra le dune di sabbia per 6-7 ore al giorno?
“Servono fisicità e controllo della mente. Cose che non mi mancano, ma sopratutto serve una vera passione per questo tipo di avventure. Sono riuscito ad arrivare bene in fondo considerando anche le 10–12 ore di impegno giornaliero complessivo per questo tipo di gare. Quasi non ho sentito la fatica, anche perché sono entrato nelle competizioni fin da giovane e ho sempre gareggiato“.
Per esempio?
“Negli anni ‘60 ho iniziato con le corse in salita, con le Fiat 600 elaborate, quelle che avevano il portello motore alzato e varie modifiche alla struttura. Poi, negli anni ‘70 i rally all’isola d’Elba e successivamente, durante la mia lunga permanenza in Africa, ho fatto due volte la Nairobi-Città del Capo, una roba mica da poco. Con Luigi Fontana abbiamo partecipato nel 2019 alla Pechino-Parigi a bordo della Fiat 2003S coupè del 1966. Lì abbiamo dato tutto veramente e siamo arrivati integri a Parigi, proprio come fatto 90 anni prima dai nostri familiari. Per l’edizione 2022, con Renato Rickler, abbiamo preparato una Mercedes 450 Slc, ma poi la gara non si è disputata“.
Alla Dakar com’è andata?
“È stata un’avventura eccezionale nell’aspetto sportivo e nella logistica. Il road book era preparato bene, ma le condizioni sulla sabbia variano sempre, e soltanto l’esperienza permette di segnalare, o quanto meno di intuire cosa ci sarà dopo quella salita o quella curva. La rotta andava tracciata in una frazione di secondo e d’intesa strettissima tra pilota e navigatore. Io e Rickler ce la siamo cavata bene piazzandoci terzi assoluti nella categoria e primi degli italiani. Veramente un’esperienza unica.”
Nel 2024 tornerà in Arabia?
“Mi piacerebbe, vediamo quando aprono le iscrizioni“.
Walter Strata