Il settore edile torna a crescere

Aumentato il numero delle aziende e degli addetti. Ma restano al palo manutenzioni e grandi opere

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Le imprese edili in Versilia, all’epoca del Covid-19, sono aumentate. Sembrerà incredibile, ma le aziende artigiane a gennaio erano 207 e coinvolgevano 903 operai, ad agosto sono diventate 275 (+2,3%) con 958 addetti, quasi 50 in più. Un segnale in controtendenza con l’economia nazionale, che segna un calo del pil del 10% (ossia due milioni di lavoratori a casa). La media di ore lavorate è crollata da 120 a 90 e la massa salari da 1.315 a 957. Insomma, si lavora un po’ di meno ma sono impegnate più persone, un piccolo miracolo del mattone estivo “Made in Versilia”. Durante i mesi di chiusura forzata causa Dpcm, si è ovviamente registrato un crollo del lavoro, portato a sole 76 ore lavorate a marzo e addirittura solo 18 ad aprile (con i sussidi della Cassa integrazione schizzati in alto). Poi c’è stato il rimbalzo di giugno e luglio e poi una piccola flessione ad agosto.

Ne abbiamo parlato con Stefano Varia, consigliere delegato di Confindustria Toscana Nord alle infrastrutture. Quale la fotografia attuale?

"E’ un rimbalzo normale dopo le chiusure forzate dei cantieri e ora si spera nel Bonus 110 (agevolazione prevista dal “Decreto Rilancio” che eleva al 110% l’aliquota di detrazione delle spese per interventi di efficienza energetica e antisismici) e nel Recovery Found per proseguire su questa strada".

Qual è la prima cosa da fare?

"E’ fondamentale intervenire sulle infrastrutture della Versilia, cosa che non è stata fatta negli ultimi anni nonostante i fondi fosser lì, pronti ad essere usati: 8 miliardi di euro (italiani ed europei, ndr) che non sono stati spesi, nonostante fossero stati stanziati come impegni di spesa dal Governo ma non sono mai arrivati agli enti attuatori. Ossia comuni, province e regioni: ciò ha provocato la chiusura del 35% delle aziende negli ultimi dieci anni. Ora sarà difficile trovare imprese qualificate per fare le grandi opere, perché quelle straniere stanno ben lontane dall’Italia a causa delle leggi troppo complicate, della burocrazia e del sistema giudiziario. Nel settore pubblico ci sono ritardi di anni nelle manutenzioni di strade di ogni tipo, soprattutto di quelle di collina e montagna, dove i rischi aumentano. La Provincia ha stanziato 400mila euro, che servono solo per tappare le buche. I ponti vanno consolidati: fare una manutenzione costante costerebbe meno che intervenire quando la situazione si fa critica. Solo la scorsa settimana sono arrivati i decreti attuativi per attivare il Bonus 110%, e quindi ci sarà la possibilità per le imprese rimaste sul mercato di assumere. Ma sarà difficile che possano nascere nuove aziende".

Quale futuro e quali soluzioni per la Versilia?

"Le amministrazioni pubbliche devono approfittare del nuovo decreto semplificazioni, evitando di scegliere le ditte con le procedure negoziate con un sorteggio. Si abbia il coraggio di privilegiare le imprese strutturate e conosciute, solo così si crea un rapporto fiduciario. E solo così le aziende del territorio potranno salvarsi rispetto ad imprese create ad hoc, che poi spariscono nel giro di un anno creando dei disastri. Nel campo dell’edilizia civile non c’è bisogno di progetti faraonici, basta il riuso dell’esistente: c’è tantissimo da fare senza consumare suolo, intervenendo sul patrimonio immobiliare esistente".

E poi è arrivato lo smart working, che ha bloccato diverse pratiche. Per non parlare del taglio minimo (anacronistico) degli appartamenti, come i famosi 65 metri a Viareggio. Che escludono single e giovani coppie dal comprare casa. Viareggio non è un città per giovani.

Dario Pecchia