Il mercato vola? "Si premino i lavoratori"

Migration

I dati più che positivi usciti al Salone di Genova scattano una fotografia del settore della nautica che fa gioire solo chi si ferma alla superficie dei numeri. Il comparto vola, ma le sue ali sono come quelle di Icaro: rischiano di sciogliersi. I problemi, spiega il sindacalista della Fiom Cgil Nicola Riva, sono sia esterni che interni, di natura quasi endemica.

Riva, come bisogna leggere gli ultimi report che danno la nautica in crescita strabiliante?

"Ne riparliamo tra due mesi. Per ora è vero, i segnali sono tutti positivi. Però non dimentichiamo che c’è un conflitto in corso che potrebbe avere delle ricadute molte pesanti anche sulle tendenze di mercato. Chi ha vissuto sulla propria pelle il 2008, l’anno della grande crisi, ricorda con chiarezza che moltissimi ordini furono annullati".

E’ innegabile che il comparto stia creando tantissima ricchezza e i dati sono lì a certificarlo? Chi ne beneficia?

"Da questo punto di vista, negli ultimi anni non è cambiato niente rispetto alle tendenze che abbiamo denunciato più volte. La redistribuzione è una fantasia; l’unica cosa che si redistribuisce nella nautica è la fatica. In questo senso, è veramente un settore democratico".

Qual è il problema più grave?

"L’assoluta mancanza di controlli. In questo momento, se la situazione non è allo stato selvaggio, poco ci manca".

I numeri sull’occupazione dicono +9,7 per cento nell’ultimo anno. Bene no?

"E’ un dato legato direttamente all’incremento degli ordinativi. In questa fase, aumentano quantitativamente gli occupati in tutta la filiera: i grandi cantieri cercano figure di governo del processo produttivo, mentre le aziende d’appalto cercano manodopera".

Quantità, ma non qualità dunque?

"Dal mio punto di vista si rischia che con questa tendenza si perda molto in termini di professionalità. Se non si dà una regola, lasceremo per strada le competenze maturate negli ultimi anni. Quando i cantieri maggiori ricorrono a consulenti nelle figure di pensionati che sono ex dipendenti, significa chiaramente che la ’scuola’ non c’è stata. E’ venuto a mancare il passaggio di consegne tra passato e presente. E questo si paga e si pagherà, proprio dal punto di vista delle competenze, della professionalità e in ultima analisi della qualità del lavoro".

Sarebbe segno di scarsa lungimiranza, non trova? Come se lo spiega?

"E’ un’imprenditoria mordi e fuggi, frutto della filosofia che accomuna un po’ tutti i settori e che è maturata negli ultimi 20 anni. Altrimenti, non si spiega perché un’azienda dovrebbe fare ricorso a tutte queste risorse esterne, senza invece imboccare la strada di utilizzare e premiare del personale proprio".

Daniele Mannocchi