"I dirigenti seguivano le indicazioni di Fs"

I difensori dei funzionari hanno di nuovo attribuito ogni responsabilità ai vertici aziendali: anche per la manutenzione dei carri

"I dirigenti del gruppo Fs seguivano le indicazioni strategiche poste dai vertici societari, anche quelle inerenti alla scelta di noleggiare e affidare la manutenzione dei carri merci a società all’estero. Pertanto a loro carico non si possono addebitare colpe".

In sostanza è questa la tesi difensiva portata nell’aula 32 del Palagiustizia di Firenze – dov’è in corso il processo d’Appello per il disastro ferroviario del 29 giugno 2009 – dagli avvocati Alberto Mittone, che tutela Mario Castaldo, direttore divisione Cargo Trenitalia (6 anni di condanna nel primo appello), e Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia (6 anni di condanna al primo appello); e Cesare Piazza, difensore di Emilio Maestrini (4 anni nel primo appello), responsabile unità produttiva direzione ingegneria, sicurezza e qualità di Trenitalia. Oltre ai tre imputati, anche l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti ha partecipato all’udienza.

L’avvocato Mittone, parlando delle posizione di Castaldo, ha aggiunto che, come altri dirigenti delle Fs, agiva in un sistema complesso che dava garanzie sia rispetto alle indicazioni delle agenzie sulla sicurezza ferroviaria, sia per norme e regolamenti vigenti, sia per l’organizzazione interna, sia pure per i documenti che la società esterna Gatx forniva su carri e rispettive manutenzioni. Nella difesa di Vincenzo Soprano, lo stesso avvocato Mittone ha esortato poi a "non lambiccarsi sull’ordinanza del 2007 dell’ Eba – l’Ente ferroviario tedesco per la sicurezza –come se non seguirla "fosse l’origine di tutti i mali". "Ci sono cavalli di battaglia accusatori ben addestrati come questo che non portano a nulla" perché "il sistema – ha aggiunto – veniva gestito e corretto dai numerosi attori che per le rispettive competenze agivano sulla circolazione ferroviaria in Italia". Secondo l’avvocato Piazza, difensore di Maestrini, il controllo sullo stato di manutenzione dei carri non fu omesso " era la norma che diceva che non era necessario il controllo". "Seppure Maestrini avesse svolto un semplice tracciamento documentale, immaginato salvifico dalla corte di mezzo, non sarebbe servito a niente". , "E comunque - ha sottolineato il legale - come poteva pretendersi da un semplice dipendente di mettersi in contrasto con le scelte strategiche dei vertici del gruppo, con deliberazioni che lo avevano preceduto nel tempo e che trovò consolidate?". "Ciò non è giuridicamente esigibile".