"Ho visto l’inferno, ma sono tornata viva. Sergio no, e il mondo mi è crollato addosso"

La nota gioielliera Paola Ungheria racconta il dramma della malattia che le ha portato via il marito: notti insonni, la tortura del "casco"

Paola Ungheria

Paola Ungheria

Versilia, 16 aprile 2021 - "Mi hanno salvato i medici e la fede". Dopo un mese di ricovero e quel terribile viaggio all’"Inferno"’ (così è scritto al piano interrato del "Versilia" riservato ai malati Covid in condizioni disperate) Paola Ungheria è tornata a nuova vita. La nota imprenditrice dei gioielli è finalmente a casa ma dietro al collo ha ancora i segni del casco respiratorio che ha portato per più di una settimana in quelle corsie del dolore. Dalle quali, purtroppo, non è riuscito a uscirne il marito Sergio Caccia, scomparso alcuni giorni, fa mentre mamma Maria di 90 anni si è ripresa dal Covid e adesso sta facendo riabilitazione in un centro specializzato, in attesa di ricongiungersi alla figlia. Proprio dal salotto di casa sua, col caro cagnolino Rubino fra le braccia, Ungheria ripercorre la sua drammatica storia.

Quando sono arrivati i primi sintomi?

"Domenica 7 marzo mia mamma e Sergio hanno iniziato ad avere una forte tosse. Eravamo qua tutti assieme e al momento non abbiamo dato peso alla cosa. Poi alla mamma è venuta la febbre ed è stata portata in ospedale. A quel punto io e mio marito ci siamo sottoposti al tampone e siamo risultati positivi. Il primo a peggiorare è stato Sergio, trasferito a Cisanello.

Il 12 marzo la febbre mi è salita a 38°, ho accusato terribili dolori alle gambe, tanta stanchezza e così sono finita al pronto soccorso".

Cosa ricorda?

"La discesa al reparto uro Covid, la risalita al trauma Covid fino alla terapia intensiva, per tornare al trauma Covid e poi la riabilitazione... Ho chiesto perché mi spostavano. “Ti portiamo dove ti cureremo meglio“, mi hanno detto. In realtà in quel momento il medico mi aveva dato tre ore di vita perchè avevo un polmone pieno di “macerie“: o morivo subito o avevo speranza di farcela. In modo quasi inconsapevole mi sono trovata in una situazione che mai avrei pensato".

Però l’hanno curata bene.

"Mi hanno messo la maschera dell’ossigeno e dalla stanza vicino sentivo la voce di mia mamma che urlava. Poi dalla Tac è emerso che era necessario che indossassi il casco. Ero sedata ma quel casco respiratorio mi faceva molto male e non chiudevo occhio tutta la notte perchè avevo il terrore che mi intubassero. Mi facevo anche venti ore di fila senza dormire. La gente non può immaginare cosa c’è là dentro. Attorno a me riconoscevo volti noti di Viareggio e vedevo giovani intubati, e uno di loro l’ho ritrovato poi in riabilitazione, anche lui alla fine di quel terribile percorso. Me la sono giocata sul filo, non è andata peggio solo perchè non avevo altre patologie".

A cosa ci si aggrappa in certi momenti? La speranza?

"A un certo punto non ne potevo più e volevo morire. Ho implorato ’Gesù aiutami’ e ho pensato alla Madonna nera di Loreto che tante volte ho visitato nei miei pellegrinaggi con l’Ordine di Malta. Magicamente ne ho intravisto la figura. E subito dopo davanti a me tutti quei santi che si trovano all’interno della chiesa di Sant’Antonio, mi sono apparsi in girotondo. A darmi forza sono stati anche due angeli in carne ed ossa: l’amica di famiglia Ermelinda Puccinelli e don Pietro Rebecchi che non mi hanno lasciato un attimo e ogni giorno si informavano sul mio quadro clinico".

Ricorda il suo primo respiro senza casco?

"E’ stato bello tornare pienamente cosciente, a volte mi facevano anche sorridere i medici che sussurravano tra loro: c’è Paola Ungheria, quella dei gioielli"

Come ha saputo della morte di suo marito?

"Mi è crollato il mondo addosso. Chiedevo lo stato di salute di Sergio e mi veniva detto che era ancora a Cisanello, in difficoltà. Poi mi è stato comunicato che era morto. Mi sono detta: e adesso quando torno a casa come faccio da sola?"

Adesso come si sente?

"Posso parlare con mia mamma grazie alle videochiamate e non vedo l’ora di riaverla qui a casa con me. Vivo con il mio cane Rubino e con il mio gatto. Adesso mi riposerò qualche giorno ma la prossima settimana conto di tornare al mio lavoro nel negozio ’I gioielli del mare’ in Passeggiata. Nella vita il lavoro mi ha dato sempre tanta forza, e adesso ne avrò ancor più bisogno".