Furti alle Poste, banda pronta a risarcire il malloppo

Svuotavano i bancomat con la tecnica del “jackpotting“: ora chiedono di patteggiare tre anni di carcere e restituire 30mila euro

Due dei ladri arrestati dai carabinieri mentre manomettono uno sportello delle Poste

Due dei ladri arrestati dai carabinieri mentre manomettono uno sportello delle Poste

Versilia, 6 marzo 2021 - L’ultima parola spetterà al gip del tribunale di Lucca, di fronte al quale è incardinato il procedimento. Ma, in caso di via libera del giudice, la richiesta di patteggiamento su cui il sostituto procuratore Antonio Mariotti e gli avvocati della banda del “jackpotting“, acciuffata dai carabinieri a novembre, si sono trovati d’accordo rappresenterebbe un caso raro. I tre membri della banda,  tutti accusati di furto aggravato per aver svuotato sei Postamat tra Versilia e Lucchesia, sono pronti a risarcire di tasca loro il maltolto. Ognuno di loro è disposto a versare circa 10mila euro per un totale di 30mila euro, patteggiando 3 anni di reclusione ciascuno. L’ammontare equivarrebbe a parte del bottino rubato dalla banda: uno dei rari casi in cui i ladri, oltre a scontare il carcere, siano obbligati anche a restituire il maltolto. La richiesta di patteggiamento adesso sarà valutata dal giudice per le indagini preliminari che dovrà decidere se accettarla o respingerla.

La banda era stata sgominata dalle indagini dei carabinieri di Lucca e aveva come base la Versilia, ma agiva in tutta la Toscana. A novembre, su richiesta del pm Antonio Mariotti, il gip aveva disposto per i tre la custodia cautelare. Tra settembre e ottobre i tre avrebbero commesso o tentato colpi agli uffici postali di Gallicano, Vallecchia di Pietrasanta, San Martino in Freddana, Segromigno in piano e Vezzano Ligure, più il bancomat del Monte dei Paschi di Siena a San Giovanni Valdarno. La tecnica , come ricostruito dal comandante provinciale dei carabinieri Ugo Blasi, dal comandante del Reparto operativo Dario Ragusa e dal comandante del nucleo investigativo Sebastiano Maieli che avevano condotto le indagini, era sempre la stessa: il “jackpotting“. Dopo aver scelto i modelli di Postamat più obsoleti (Atm Wincor 8050 e 2150), praticavano quattro fori accanto allo schermo del bancomat, asportavano una piastra metallica di 5x10 centimetri, estraevano alcuni fili e li collegavano al proprio tablet.

Qui, grazie a un software di manutenzione delle Poste stesse, evidentemente clonato, ordinavano al bancomat di erogare i soldi presenti nella cassa. Il tutto senza che si azionassero sistemi di sicurezza o un allarme. Un trucco da professionisti che ha fruttato loro, secondo le stime iniziali, oltre 70mila euro. La banda era finita ai domiciliari il 15 ottobre scorso in flagranza di reato, dopo un colpo sventato dagli stessi carabinieri alle Poste di Segromigno in Piano, con un lungo inseguimento terminato proprio a Viareggio.