Ci sono novità nell’inchiesta sulla tragedia di Torre, la terribile esplosione di gas che il 27 ottobre dello scorso anno costò la vita a tre persone: Luca Franceschi, 69 anni, la compagna Lyudmyla Perets di 44 e la 26enne Debora Pierini, che pure riuscì a dare alla luce con un miracoloso cesareo di emergenza il piccolo Dante.
L’inchiesta del pm Antonio Mariotti è ancora nella fase dell’incidente probatorio davanti al gip Alessandro Trinci. Di recente il pm, alla luce di alcune risultanze investigative, ha chiesto e ottenuto dal gip di inserire altri 5 indagati, figure tecniche di vertice della Gesam, collegate alla realizzazione, collocazione e manutenzione della prima tubatura del gas dell’edificio saltato in aria, in qualche caso risalenti addirittura agli anni 1992 -93. Gli indagati sono dunque 42: per tutti, i reati ipotizzati sono omicidio colposo plurimo, esplosione, crollo colposo e lesioni personali.
Gli accertamenti dei periti nominati dal giudice Trinci (l’ingegner Marcello Mossa Verre, l’ingegner Francesca Andreis e l’ingegner Andrea Villani) sono arrivati a una fase cruciale. E’ stato chiarito che l’esplosione è nata da una fuga di metano dalla tubatura interrata Gesam, dove è presente una rottura da cui è fuoriuscito il gas.
Il nodo a questo punto era capire cosa possa aver corroso e fratturato l’acciaio. E a questo proposito un consulente di parte ha avanzato un’ipotesi tecnica complessa, ma che potrebbe spiegare bene le cause della tragedia. In sostanza si ipotizza un “infragilimento da idrogeno“, ovvero un indebolimento del tubo di acciaio dovuto a un fenomeno chimico legato a un eccesso di “protezione catodica“ della conduttura stessa. Insomma, una sorta di paradosso: il tubo potrebbe essere stato infatti indebolito e bucato negli anni proprio da un “sovradosaggio“ (rispetto ai limiti normativi) della tecnica elettrochimica di salvaguardia impiegata normalmente per proteggere dalla corrosione le strutture metalliche interrate.
Gli stessi consulenti del gip hanno però chiesto il supporto di un ulteriore super perito. Il dottor Trinci ha quindi nominato l’ingegner Marco Ormellese, professore ordinario al Politecnico di MiIano, docente di ingegneria della corrosione, che riceverà l’incarico peritale l’11 gennaio prossimo. Sarà lui a dover stabilire se sia stato davvero l’eccesso di idrogeno a causare la crepa nel tubo del gas. I tempi degli accertamenti tecnici si allungano, dunque, ma lo scenario della tragedia comincia ad essere più chiaro.