Eredità contese: due Misericordie in lite

Coniugi lasciano 600 mila euro a cinque enti assistenziali. E spunta un altro testamento già disconosciuto da una sentenza di tribunale

Alberto Ramacciotti ha seguito la pratica per la Misericordia di Stiava

Alberto Ramacciotti ha seguito la pratica per la Misericordia di Stiava

Viareggio, 31 maggio 2020 - Un’eredità cospicua da dividere, un testamento contestato, cinque enti assistenziali in lite giudiziaria. E sullo sfondo l’amare e triste consapevolezza che i soldi destinati per fare del bene, al momento, dopo sei anni, sono ancora fermi in custodia in banca. Tutto inizia con il decesso a Viareggio di due coniugi senza eredi diretti. L’ultimo superstite redasse pochi anni prima della morte un testamento con il quale lasciava in beveficenza il suo patrimonio di circa 600 mila euro. Patrimonio composto da una casa e dai risparmi di una vita depositati in banca. Il testamento individuava cinque enti assistenziali, precisandone la spartizione in quote: il 45% alla Misericordia di Viareggio e all’istituo De Sortis, il 25% ai Poveri Vecchi, il 20% alla Misericordia di Stiava e il 10% alla chiesa dei Sette Santi Fondatori per la sua attività legata alla casa di riposo. La Misericordia di Viareggio si oppose a questo testamento esibendone invece un altro in cui l’arciconfraternita viareggina compariva come erede universale del patrimonio. Quale dei due testamenti è valido? Nel maggio dello scorso anno il Tribunale di Lucca, in primo grado, ha sentenziato che il testamento veritiero era il primo (quello che individuava cinque associazioni) e ha condannato la Misericordia di Viareggio al pagamento delle spese legali. E’ finita qui? Neanche per sogno. La Misericordia di Viareggio ha ricorso in appello disconoscendo la sentenza di primo grado e continuando a sostenere la bontà dell’altro testamento che la nominava unico erede. Nel frattempo si è già svolta la prima udienza dell’appello con un rinvio al prossimo dicembre e la raccomandazione del giudice a trovare un accordo fra le parti. Accordo che al momento sembra ancora lontano: "Nonostante la sentenza avversa – dice Alberto Ramacciotti , ex presidente della Misericordia di Stiava e che ha seguito l’iter della pratica dal suo inizio – e nonostante abbia richiesto e ottenuto dagli altri enti un’integrazione di 30 mila euro come contributo liberale per le spese di giustizia sostenute, la Misericordia di Viareggio continua a pretendere il 70% dell’intero patrimonio invece del 45% come indicato nel testamento".

E da questo impasse, al momento, non ci si sposta. "In conclusione, dopo 6 anni, la somma è ancora depositata presso un istituto bancario senza che possa essere destinata alle finalità di assistenza, beneficenza, e aiuto ai meno abbienti, qual era la volontà dei coniugi defunti. Perché – si chiede Alberto Ramacciotti – questo comportamento della Misericordia di Viareggio nei confronti degli altri enti assistenziali beneficiari? Se la destinazione di una somma è la beneficenza e assistenza ai bisognosi, che differenza c’è se le opere benefiche sono compiute da un ente o da un altro, visto che chi ha destinato la somma ha dato precise indicazioni? Perché gli assistiti della Misericordia di Viareggio devono essere privilegiati rispetto a quelli della Misericordia di Stiava? Per difendere una pretesa che il Tribunale di Lucca ha disconosciuto – conclude amaramente – è stato già speso il 50% della somma che il testamento assegnava alla Misericordia di Viareggio 260 mila euro circa). Quanta assistenza è stata gettata al vento privando chi ha veramente bisogno di qualcosa da mangiare, di una coperta, o di mascherine od altro materiale che avrebbe potuto, e può, contribuire anche a salvare vite umane?" © RIPRODUZIONE RISERVATA