I controlli delle forze dell'ordine

Viareggio, 16 ottobre 2022 - Il pomeriggio ci sono le famiglie con i bimbi o le persone comuni che vanno a passeggiare o a fare footing. O gli anziani in bicicletta e che fanno cricca sulle panchine. Le foglie cadono ma la stagione è ancora clemente, e le mamme girano con i bimbi in carrozzina per respirare un po’ di aria salubre o fare una visitina al laghetto dei cigni, oppure noleggiano un ‘‘grillo“ o una carrozzella per i piccoli. È la Pineta di Ponente la mattina e il pomeriggio, il nostro Central Park, almeno fino al calar del sole, momento dal quale inizia un viavai silenzioso... Un viavai di gente che entra nel polmone verde della città in cerca di droga: principalmente hashish, marijuana e cocaina, ma su ordinazione (che si svolge su WhatsApp) si può ordinare anche l’mdma e l’eroina. "È tornata la brown sugar, l’eroina base, che dà un flash pazzesco", ci racconta un consumatore abituale. Le zone dello smercio, grazie al grande intervento di controllo e retate attuate dalle forze dell’ordine negli ultimi tempi, si sono ristrette tra il Pino sul Tetto e l’Auser, dove i pusher se stanno comodi comodi sulle panchine. In altre zone, come davanti al Tabarracci, si nascondono negli anfratti del bosco, ma basta entrare e mettersi a fischiare: è questo il segnale e gli spacciatori appaiono dal buio. "Ciao, come stai? Tutto bene?. Hai bisogno di nulla?" ci chiedono e noi rispondiamo: "cosa c’hai?". Hashish, marijuana da 10 euro in su e coca in pacchetti da 20 euro. Prezzi ormai stracciati che hanno fatto entrare tanti ragazzi, ma non solo, in un buco nero. "Sono giovani, giovanissimi ma anche adulti – ci racconta un abitante della zona, affranto dalla situazione – parcheggiano il motorino o la macchina, entrano ed escono dalla Pineta alla velocità della luce e se ne vanno". Tra di loro ci sono anche ragazze e donne che si prostituiscono per una dose, si vendono agli spacciatori. E c’è anche chi consuma e si buca in Pineta, a cielo aperto. I resti? Si ritrovano all’alba, sulle panchine, per terra, dove vengono buttati gli attrezzi del mestiere usati, perché i più esperti “cucinano” la coca per eliminare il taglio. È il nostro piccolo Bosco di Rogoredo (il fulcro dello spaccio milanese), la nostra bellissima pineta dottor Jekyll di giorno e mister Hyde di notte, ossia il parco della droga. Con i suoi protagonisti. Disposti a tutto per non perdere terreno. Anche a colpire a morte. Come dimostrano le aggressioni degli ultimi giorni. "Gli spacciatori ci sono sempre stati", osserva qualcuno. Ma non può mai essere la risposta giusta. Che non può essere demandata solo e soltanto alle forze dell’ordine. C’è la neccesità di recuperare centimetri di legalità. Che non è un concetto solo da libri di giurisprudenza o di sociologia. La si può declinare con scelte politiche concrete. Magari sostenendo e favorendo (attraverso incentivi fiscali) chi vuole investire in piazze oggi in balìa dei pusher. Una trattoria tipica, una libreria e, perché no, una ludoteca possono aiutare molto di più di un blitz dei reparti speciali. Non sarà facile. Ma ci dobbiamo provare. Dario Pecchia

Cronaca

Viareggio, 16 ottobre 2022 -&nbsp;Il pomeriggio ci sono le famiglie con i bimbi o le persone comuni che vanno a passeggiare o a fare footing. O gli anziani in bicicletta e che fanno cricca sulle panchine. Le foglie cadono ma la stagione è ancora clemente, e le mamme girano con i bimbi in carrozzina per respirare un po’ di aria salubre o fare una visitina al laghetto dei cigni, oppure noleggiano un ‘‘grillo“ o una carrozzella per i piccoli. 
È la Pineta di Ponente la mattina e il pomeriggio, il nostro Central Park, almeno fino al calar del sole, momento dal quale inizia un viavai silenzioso... 
Un viavai di gente che entra nel polmone verde della città in cerca di droga: principalmente hashish, marijuana e cocaina, ma su ordinazione (che si svolge su WhatsApp) si può ordinare anche l’mdma e l’eroina. 
"È tornata la brown sugar, l’eroina base, che dà un flash pazzesco", ci racconta un consumatore abituale. Le zone dello smercio, grazie al grande intervento di controllo e retate attuate dalle forze dell’ordine negli ultimi tempi, si sono ristrette tra il Pino sul Tetto e l’Auser, dove i pusher se stanno comodi comodi sulle panchine. In altre zone, come davanti al Tabarracci, si nascondono negli anfratti del bosco, ma basta entrare e mettersi a fischiare: è questo il segnale e gli spacciatori appaiono dal buio. "Ciao, come stai? Tutto bene?. Hai bisogno di nulla?" ci chiedono e noi rispondiamo: "cosa c’hai?". 
Hashish, marijuana da 10 euro in su e coca in pacchetti da 20 euro. Prezzi ormai stracciati che hanno fatto entrare tanti ragazzi, ma non solo, in un buco nero. "Sono giovani, giovanissimi ma anche adulti – ci racconta un abitante della zona, affranto dalla situazione – parcheggiano il motorino o la macchina, entrano ed escono dalla Pineta alla velocità della luce e se ne vanno". 
Tra di loro ci sono anche ragazze e donne che si prostituiscono per una dose, si vendono agli spacciatori. E c’è anche chi consuma e si buca in Pineta, a cielo aperto. I resti? Si ritrovano all’alba, sulle panchine, per terra, dove vengono buttati gli attrezzi del mestiere usati, perché i più esperti “cucinano” la coca per eliminare il taglio. 
È il nostro piccolo Bosco di Rogoredo (il fulcro dello spaccio milanese), la nostra bellissima pineta dottor Jekyll di giorno e mister Hyde di notte, ossia il parco della droga. Con i suoi protagonisti. Disposti a tutto per non perdere terreno. Anche a colpire a morte. Come dimostrano le aggressioni degli ultimi giorni. "Gli spacciatori ci sono sempre stati", osserva qualcuno. Ma non può mai essere la risposta giusta. Che non può essere demandata solo e soltanto alle forze dell’ordine. 
C’è la neccesità di recuperare centimetri di legalità. Che non è un concetto solo da libri di giurisprudenza o di sociologia. La si può declinare con scelte politiche concrete. Magari sostenendo e favorendo (attraverso incentivi fiscali) chi vuole investire in piazze oggi in balìa dei pusher. Una trattoria tipica, una libreria e, perché no, una ludoteca possono aiutare molto di più di un blitz dei reparti speciali. Non sarà facile. Ma ci dobbiamo provare. 
Dario Pecchia 
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"Erba, coca o eroina? Qui c’è tutto". Viaggio nella Pineta dello spaccio

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