Emanuele Filiberto: "Entrare in politica? Perché no"

A marzo sarà a Viareggio per l'intitolazione di un tratto di strada a Mafalda di Savoia

Emanuele Filiberto di Savoia

Emanuele Filiberto di Savoia

Viareggio, 16 novembre 2918  - «Le scuse, tutti sempre a chiedere le scuse a me. Perchè mai ai discendenti di chi ricopriva incarichi di rilievo nel campo della politica, della scienza o della cultura al momento della promulgazione delle leggi razziali?». 

Il principe Emanuele Filiberto di Savoia, a margine della sua partecipazione ai festeggiamenti del Centenario della vittoria della Grande Guerra a Vittorio Veneto (e a marzo sarà a Viareggio per l'intitolazione di un tratto di strada a Mafalda di Savoia) sfoga per la prima volta in modo energico l’insostenibile peso di uno dei dolorosi capitoli di storia scritta dai suoi avi. Proprio da quel Vittorio Emanuele III che regnò a cavallo delle due guerre, ricordato per la firma che nel ‘38 appose al progetto di emarginazione degli ebrei  italiani voluto dal regime fascista.

E’ stata sicuramente una delle figure più controverse.... 

«Ciò che mi rattrista è che una parte dell’intellighenzia ha giudicato solo due anni del regno di Vittorio Emanuele III, il sovrano più longevo con 47 anni di regno. E’ stato il Re soldato che durante la Grande Guerra riunì a Peschiera (1917) i capi di Stato alleati e impose loro la resistenza sul Piave restituendo così fiducia alle truppe italiane. Ha dovuto fare scelte difficili in periodi difficili. Con questo non lo giustifico perchè un Re è sempre responsabile del bene e del male del suo Paese. Casomai apro una riflessione: prima mi si chiede continuamente di ringraziare perchè è stato concesso alla mia famiglia di rientrare in Italia. Invece è una sentenza del Parlamento di Strasburgo che l’ha sancito e non certo il governo Prodi o Berlusconi. Poi, appena arrivato in Italia, mi viene ripetutamente chiesto di scusarmi di tutto, e le mie scuse non bastano mai. Come posso scusarmi della firma delle leggi razziali di 80 anni fa? Le ho sempre condannate fermamente e me ne sono preso la responsabilità da pronipote. Però non viene mai pretesa la stessa cosa dai discendenti di coloro che, allora, quelle leggi scellerate le votarono, oggi tutti sedicenti antifascisti o partigiani. L'Italia dello statuto albertino era una monarchia costituzionale dove il Sovrano regnava, ma non governava: queste leggi razziali per ben tre volte il Re le rinviò al Parlamento non volendole firmare. Infine, Camera e Senato le votarono".  

Come vede la situazione economica dell’Italia oggi?

«Credo tanto nella potenzialità economica delle nostre piccole e medie industrie ed è importante che gli imprenditori abbiamo le condizioni per rimanere in Italia a lavorare»

Da bambino, nella celebre intervista che le fece Enzo Biagi, rispose che gli italiani ‘sono brava gente’. Oggi che risponderebbe?

«Mi sento  italiano e parlare degli italiani è parlare di me. Percepisco molto affetto da parte delle persone e sarò sempre al fianco dei miei concittadini in ogni situazione».

Eppure nessun Savoia è venuto a vivere stabilmente qui...

«La mia scelta è stata quella di tutelare la mia vita privata e specialmente le mie figlie. Mia moglie lavora in Francia e anche per le mie bambine è più tranquillo studiare lì. In Italia ci sarebbe troppo interesse mediatico. Mio padre è stato 56 anni fuori dall’Italia e sarebbe stato assurdo cambiare improvvisamente tutta la propria vita. Ho acquistato casa in Umbria, nonostante sia ancora in vigore l’avocazione allo Stato dei beni degli eredi Savoia: in sostanza per legge dovrebbero sequestrarmela. Situazione ridicola per un Paese  civile».

E’ vero che simpatizza per Salvini? 

«Trovo interessante come ha gestito il suo percorso, tanto da portare la Lega a essere il primo partito.  Sono europeista ma vorrei vedere un’Italia forte, che conti, in un’Europa forte». 

Entrerà in politica?

«Un sondaggio dell’istituto Piepoli mi riconosce il 15% di apprezzamento. Oggi sembrano non esserci le condizioni per parlare di Monarchia in Italia, ma sicuramente i molti esempi che giungono dalle Corone europee  rappresentano un richiamo forte per tante persone.  Un Savoia potrebbe rappresentare il volto nuovo ideale per coniugare i valori di unità storica e culturale dell’Italia»

La rivedremo in qualche trasmissione o sul palco di Sanremo?

«La tv mi ha aiutato a conquistare l’affetto della gente ma a 45 anni non mi interessa più. Oggi lavoro negli Usa promuovendo la cucina italiana e a gennaio aprirò il primo ristorante-fast food italiano a Los Angeles con pasta fresca e pizza. Mi dedico poi ai progetti di beneficenza che portano avanti gli Ordini dinastici di Casa Savoia: abbiamo  sostenuto ben 20 regioni  dotando Genova di un poliambulatorio e aiutando concretamente le popolazioni terremotate dell’Abruzzo e quelle alluvionate dell’Alta Versilia». 

Pensa a un erede maschio?

«In Europa abbiamo e avremo grandi regine. Alle donne riconosco intelligenza, intuizione e sensibilità».