Il delitto Romanini giunge all’ultimo atto

La Cassazione esamina oggi il ricorso presentato dall’avvocato di Roberto, condannato all’ergastolo quale mandante dell’omicidio del cugino

I rilievi della polizia sulla scena del delitto, avvenuto l’8 febbraio di 10 anni fa

I rilievi della polizia sulla scena del delitto, avvenuto l’8 febbraio di 10 anni fa

Camaiore (Lucca), 15 febbraio 2021 - E’ attesa per oggi la sentenza definitiva del delitto Romanini. Questa mattina infatti alle 10 inizia al Palazzaccio a Roma il processo per Cassazione che vede quale unico imputato Roberto Romanini, l’imprenditore camaiorese oggi settantenne (difeso dall’avvocato Pamela Bonaiuti) considerato dall’accusa (e da due gradi di giudizio che lo hanno condannato all’ergastolo) il mandante dell’omicidio di suo cugino Stefano Romanini, ucciso a 47 anni, a colpi di pistola sparati davanti alla sua abitazione a Camaiore mentre come ogni mattina usciva di casa per anadre al lavoro, lui che era un piccolo imprenditore edile. Il delitto fu compiuto esattamente 10 anni fa, l’8 febbraio del 2011, e da allora resta comunque ignota la mano che sparò i colpi di pistola.

L’esecutore materiale dell’omicidio, insomma, non ha mai avuto un volto. Tante supposizioni o suggestioni ma nessuna certezza. Ma nonostante la mancanza di questo tassello importante dell’inchiesta, gli investigatori nella fase istruttoria e poi i giudici una volta chiuse le indagini hanno puntato l’indice accusatorio contro Roberto Romanini, che di Stefano era stato anche socio in affari ma che - nei mesi precedenti il delitto - era entrato in conflitto per ragioni economiche: sarebbe stato dunque Roberto Romanini il mandante del delitto: secondo l’accusa avrebbe ingaggiato una persona per uccidere il cugino. E le questioni economiche sarebbero il movente.

Gli inquirenti avevano anche scoperto l’esistenza di una polizza vita - che scadeva proprio il giorno dopo il delitto - con beneficiaria l’azienda della quale i due cugini erano stati soci. Senza dimenticare una precedente intimidazione (anche questa senza responsabili) contro Stefano Romanini alcuni mesi prima, colpi di pistola esplosi contro la sua auto, ma per gli investigatori anche questi riconducibili al conflitto in atto fra i due.

La Procura di Lucca, a suo tempo, mise insomma su un castello accusatorio che ha retto in due gradi di giudizio. Roberto Romanini è stato infatti condannato all’ergastolo dal Tribunale di Lucca e successivamente anche dalla Corte di appello di Firenze. Lui ha sempre proclamato la sua innocenza, mentre i familiari della vittima attendono che venga fatta definitivamente giustizia nel terzo e ultimo grado di giudizio.

r.v.