Cucciolo di delfino morto a Viareggio, la mamma e la sorella lo vegliano disperate

Continuano le segnalazioni in Toscana. Documentato un caso unico nel Santuario dei cetacei: i due esemplari adulti che non volevano lasciar andare il cucciolo deceduto

Il delfino morto a Viareggio

Il delfino morto a Viareggio

Viareggio, 31 luglio 2019 - Una serie impressionante di delfini morti in Toscana per cause che ancora non sono chiare. Sale a 15 il bilancio dei delfini ritrovati morti nell'ultimo mese. Gli ultimi casi a Livorno, Marina di Bibbona e Isola del Giglio (Grosseto). Lo scorso anno sono stati trovati spiaggiati in Toscana 23 cetacei di cui 20 delfini, mentre nel 2017 furono 48 di cui 41 delfini. Dall'inizio dell'anno a fine luglio siamo già a 32 casi.

Purtroppo continuano gli avvistamenti e l'ultimo in ordine di tempo, arrivato da Viareggio, è particolarmente commovente. Per la prima volta nel Santuario dei Cetacei è stata documentata una apparente espressione di lutto da parte di due esemplari, probabilmente parenti del cucciolo morto. Si tratta di una questione molto dibattuta tra gli scienziati, che non attribuiscono volentieri comportamenti simili agli animali. Proprio sul numero di luglio de "Le Scienze" è stato pubblicato un articolo di Barbara J. King riguardo al cordoglio provato da una mamma orca che evidenzia come siano sempre di più i casi segnalati di animali che piangono la perdita dei propri compagni.

Questa mattina, intorno alle 11, un velista ha segnalato alla Capitaneria di porto di Viareggio che a circa due miglia nautiche al largo del porto c'era un piccolo delfino morto circondato da altri due esemplari più grandi ancora vivi.

La sala operativa della Guardia Costiera ha mandato sul posto il battello GC A78 sul quale si è imbarcato insieme ai militari anche il dottor Silvio Nuti, fondatore e presidente del Centro Cetus Viareggio, che sta già studiando le dinamiche di simili eventi nei mari della Toscana.

Giunti sul punto indicato dal velista, i militari della Guardia Costiera e il biologo hanno assistito a una scena unica, a oggi mai documentatata nel “Santuario dei Cetacei” (il tratto di mare Tirreno e Ligure compreso tra il Fosso del Chiarone a Grosseto, la costa nord della Sardegna e la penisola di Giens in Francia). In mare era infatti presente un piccolissimo esemplare di delfino tursiope femmina, non più di tre mesi di vita, forse ancora in fase di allattamento; Nuti, infatti, ha riconosciuto sul corpo del delfino le pieghe fetali e ha constatato l’assenza di denti. A ogni tentativo dei militari di recuperare la piccola carcassa del tursiope, lungo meno di 140 cm, gli altri due delfini adulti si agitavano, con evidente disperazione. Si trattata con molta probabilità della madre e della sorella del cucciolo, che facevano chiaramente capire di avere un legame molto stretto con il piccolo tursiope morto.

Dopo circa quaranta minuti di osservazione sul comportamento degli individui adulti, l’equipaggio della motovedetta è riuscito a recuperare la carcassa del piccolo delfino per portarla in porto per le necessarie analisi necroscopiche, anche alla luce delle recenti numerose morti che hanno interessato la popolazione toscana dei Tursiopi.

È evidente che la morte del piccolissimo esemplare di delfino recuperato in data oderna, avvenuta poche ore prima del ritrovamento, non è correlata a un impatto diretto con azioni dell'uomo quali collisione con barche, attività di pesca o ingerimento di plastiche. Il piccolo delfino è stato consegnato a ricercatori dell’università di Siena e le analisi verranno svolte anche in collaborazione con Arpat e Istituto Zooprofilattico di Pisa.

 Un altro caso è stato segnalato a Fossa Camilla, Marina di Bibbona. Nella foto, il recupero della carcassa.

Il delfino morto a Marina di Bibbona