L’ecatombe delle attività commerciali, chiude un'impresa al giorno

Ecco i dati ufficiali da gennaio a settembre: fotografano una situazione preoccupante

on si arresta in trend negativo del commercio, sia per il dettaglio che per l’ingrosso

on si arresta in trend negativo del commercio, sia per il dettaglio che per l’ingrosso

Versilia, 17 novembre 2019 - Le chiamano imprese ad alto tasso di mortalità, perché sopravvivono giusto il tempo di un battito di ciglia. Il settore del commercio versiliese continua infatti ad annaspare, tra consumi al palo e difficoltà di accesso al credito. Dai dati forniti dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato Agricoltura di Lucca, sono ben 152 le attività al dettaglio che in Versilia hanno chiuso i battenti nel lasso di tempo che va da gennaio a settembre. Di queste, più del 43% solo a Viareggio, che si trova con meno 66 negozi. Non un’apocalisse ma poco ci manca, comunque una lenta moria che ormai va avanti da anni e che, purtroppo, si dimostra in linea con il dato regionale. La Toscana è infatti al secondo posto per numero di cessazioni, pari al 39,9%. Peggio di lei, solo la vicina Emilia Romagna. Va meglio (si fa per dire) per il commercio all’ingrosso con 86 chiusure di attività in Versilia, di cui 31 a Viareggio e il commercio all’ingrosso e al dettaglio e di riparazioni auto, che segna solo un meno 25 in Versilia e meno 7 a Viareggio.

Insomma, le imprese che hanno cessato la propria attività sono in totale 263. E se la matematica non è un’opinione, secondo questo dato, sul nostro territorio più di un’impresa al giorno ha chiuso i battenti. Colpa del cambio di abitudini dei consumatori che preferiscono comprare sul web, con il quale, assicurano i commercianti, non c’è possibilità di concorrenza, della difficoltà di accesso al credito per piccole ristrutturazioni e del costo del lavoro, sempre più elevato. E gli esercenti sono ormai alla resa. Come testimonia la chiusura di alcune storiche attività nel centro della città, soppiantate dalle grandi catene di distribuzione, prime fra tutte quelle attive nel settore dell’abbigliamento. Il commercio di vicinato, così, si fa sempre più lontano dalla realtà del consumatore.

Che si trova a rapportarsi con un paesaggio commerciale completamente stravolto, in cui il rapporto tra cliente e venditore si fa sempre più fragile e sempre più mediato. «I numeri sono preoccupanti perché le attività al dettaglio sul nostro territorio che hanno chiuso sono un numero molto elevato», ha commentato Andrea Giannecchini, presidente provinciale di Cna. «Ancora più preoccupante è il dato su Viareggio, visto che il 50% delle cessazioni insiste proprio sulla nostra città. Questo suggerisce la presenza di problematiche specifiche». La soluzione? Parte dalla riqualificazione. «È necessario dotare la città di una visione moderna e innovativa, andando a lavorare su aree ben precise, come il Piazzone, dove esiste un nucleo storico legato al commercio. Per questo è necessario recuperare quest’area e valorizzare artigianato, settore alimentare e commercio». A soffrire di più il settore delle costruzioni, mentre l’artigianato alimentare registra una leggera ripresa.

«Il commercio sul web contribuisce ad acutizzare questa situazione di disagio. Ormai su Internet è possibile acquistare dalle scarpe ai condizionatori. E questo va a scapito delle piccole e medie imprese. Certamente bisogna tenere conto delle dinamiche internazionali senza, però, perdere di vista che il commercio di vicinato rappresenta una risorsa non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale». La situazione del commercio rimane dunque davvero molto difficile. Anche nei giorni scorsi, nell’ambito di un’inchiesta del nostro giornale, era emerso che siamo ancora nel tunnel e non si intravede la luce. Purtroppo i dati ufficiali confermano tutto. © RIPRODUZIONE RISERVATA