"Coltivare pesche è un azzardo Ci riconvertiamo all’eucalipto"

A Massarosa i due più grossi produttori di frutta cercano di sopravvivere agli scherzi del clima "Avremo una fioritura prematura che sarà soggetta alle brinate tardive". Nuove piantumazioni

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di Daniele Mannocchi

Alcune aziende storiche del nostro territorio rischiano di dover riconvertire la propria produzione per sopravvivere. È il dazio da pagare al clima che cambia e che mai come quest’anno sta dando segnali di instabilità. Basta affacciarsi alla finestra per tastare con mano l’anomalia: sulle piante si stanno formando le gemme, come se ci trovassimo al tramonto dell’inverno e non in compagnia della Befana, che probabilmente ha tolto lo scialle pesante.

"Il caldo di queste settimane fa il paio con quello di quest’estate", racconta Maria Elisa Bertolaccini, una vita tra le pesche nell’azienda di famiglia. Il padre, Luciano, è stato uno dei più stimati agricoltori di Massarosa, e la figlia aveva appena cinque anni quando ha iniziato a muovere i primi passi nel frutteto. "La nostra attività, ’Le pesche di Luciano’, va avanti da 60 anni – continua – ma mai come in questo periodo diventa difficile fare programmi, perché non si sa mai come andrà la stagione. Con questi 1617 gradi, la gemma comincia ad andare avanti come se fosse fine febbraio. Per ora i boccini sono ancora chiusi, ma se dovesse continuare così per altri 1520 giorni, saremmo nei guai. In Bonifica stanno addirittura spuntando le cannelle, che di solito arrivano a cavallo di maggio e giugno".

E allora, che fare? Chi vive a contatto con la natura sa meglio degli altri che l’unica risposta è adattarsi. "Dovremo cambiare produzione e orientarci sul verde che ha tante richieste dal Nord Europa, specie Olanda e Belgio. Siamo fortunati per il fatto di aver lavorato bene per tanti anni, ma le spese in agricoltura ci sono: contributi, spazzatura privata, annessi agricoli e tutto il resto. E bisogna poter lavorare per pagarle. Noi facciamo tante qualità di pesche, ma lo scorso anno con quel caldo non crescevano. Le piante hanno sofferto, e quando succede l’albero ne risente anche l’anno successivo. Al momento stiamo piantando altre 600 piante, però bisogna tener presente che in agricoltura i risultati si vedono dopo qualche anno. La natura dà soddisfazioni, ma con questo clima che cambia bisogna pensare che le soddisfazioni da sole non bastano".

Uno scenario analogo si riscontra in un’altra azienda d’eccellenza, la storica ’Massarosa frutta’ specializzata nelle pesche. "Le prospettive non sono incoraggianti – racconta Giovanni Bianchi (nella foto in alto), che assieme alla titolare Monica Righini porta avanti il lavoro –; il germogliamento dovrebbe partire verso febbraio. Andando avanti di questo passo, una brinata tardiva potrebbe bruciare tutto. Rischiamo di perdere la produzione, oltre tutto in un momento in cui le assicurazioni non sono ancora attive".

Il tempo stringe. "Bisogna che faccia freddo entro 45 giorni – spiega ancora Bianchi –; deve arrivare l’inverno, altrimenti potremo produrre soltanto in quei campi che resteranno un po’ più indietro. Non è un problema di oggi: sono quattro o cinque anni che il cambiamento è accelerato e si va sempre peggio. Quest’anno, poi, non ha mai fatto freddo. Per provare a recuperare, per un po’ abbiamo fatto le mele, ma è una coltivazione che devo abbandonare perché al mercato vanno via a poco e non si recupera. Quindi stiamo riconvertendo la produzione: mi sono messo a fare il verde. C’è da stare dietro al clima, anche se neppure per l’eucalipto le condizioni sono ideali: con le nebbie che ci sono, si macchia. Ma con questo clima che cambia, tutte le produzioni hanno i loro pro e i loro contro".